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Fuori programma l'incontro con chi protegge l'infanzia

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BenedettoXVI conclude così il suo breve discorso rivolto a un gruppo di protezione dei bambini, che ha incontrato nella residenza St Peter's, dopo l'incontro con gli anziani. Un incontro non inserito nel programma ufficiale, annunciato appena qualche ora prima che sarebbe avvenuto, ma al quale il Pontefice teneva particolarmente. È un segnale: la risposta della Chiesa è viva, forte e presente. E il Papa la sostiene. «La Chiesa - dice Benedetto XVI - ha una lunga tradizione di cura dei ragazzi, dai primi anni di vita fino all'età adulta, seguendo l'esempio di affetto di Cristo che benediceva i fanciulli a lui portati e che insegnava ai suoi discepoli che a chi è come loro appartiene il Regno dei Cieli». È un concetto, ribadito anche nella mattina nella Cattedrale di Westminster: è l'intera Chiesa ad essere stata colpita dallo scandalo, perché un sacerdote che abusa di un minore tradisce prima di tutto il suo ministero. Da qui, la strategia del Papa: rinnovata formazione dei sacerdoti, e «guarigione» delle vittime. I gruppi di protezione hanno un ruolo importante. Il Papa ricorda il lavoro fatto in Inghilterra prima con il Nola Report e poi dalla commissione Cumberledge. Un lavoro, dice, che «ha offerto un contributo vitale alla promozione di ambienti sicuri per la gioventù», perché «aiuta ad assicurare che le misure preventive messe in campo sono efficaci, che esse sono mantenute con attenzione, e che qualsiasi accusa di abuso è trattata con rapidità e giustizia». Per questo, ringrazia il gruppo «per il buon lavoro che fate e continuate a fare in questo settore». Il Papa afferma poi con forza: «È deplorevole che, in così marcato contrasto con la lunga tradizione della Chiesa di cura per i ragazzi, questi abbiano sofferto abusi e maltrattamenti ad opera di alcuni preti e religiosi». E infine, fa un mea culpa, nemmeno troppo sfumato, e molto significativo, sostenendo che «siamo tutti più consapevoli della necessità di proteggere i ragazzi» . Segna una svolta, anzi la svolta che lui stesso, come Papa e prima come prefetto dell'ex Sant'Uffizio, ha contribuito a dare. Benedetto XVI plaude al lavoro dei gruppi di protezione, e li segnala come esempio. «Sebbene - sostiene - non vi siano mai motivi per compiacersi, occorre dare atto a ciò che è stato fatto: gli sforzi della Chiesa, in questo Paese e altrove, specialmente negli ultimi dieci anni per garantire la sicurezza dei fanciulli e dei giovani e per mostrare loro ogni rispetto durante la loro crescita verso la maturità, devono essere riconosciuti. Prego che il vostro generoso servizio aiuti a rafforzare un'atmosfera di fiducia e di rinnovato impegno per il benessere dei ragazzi». And. Gag.

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