Anche Miccichè si fa il suo partito
Chequalcosa covasse dietro le quinte lo si era capito da tempo. E che Miccichè, sottosegretario con delega al Cipe, fosse in rotta di collisione con i vertici del Pdl e insofferente della disciplina di partito che tendeva a metterlo in un angolo, era sotto gli occhi di tutti. Così quando ieri con una intervista al Corriere della sera ha annunciato la nascita di un nuovo partito, è sembrato il logico sbocco di un percorso politico. «Fondo un partito, si chiamerà Partito del popolo siciliano». Poi spiega che «il Pdl attuale è incompatibile con i siciliani ed io sono incompatibile con La Russa», un politico, «volgare e violento, un fascista autentico». E «il Pdl - aggiunge - è nelle sue mani». Miccichè descrive quindi la consistenza della nuova formazione che ieri è stata battezzata in consiglio regionale: «Siamo sei deputati regionali sicuri e stanno per diventare di più. Alle elezioni in Sicilia possiamo prendere il 20%, metà dell'elettorato del Pdl che era al 40%». «Il mio progetto è questo: - illustra Miccichè - dopo quello siciliano devono nascere il partito del popolo calabrese, quello campano, e così via. Poi si fa un'assemblea costituente per il vero partito del Sud». E prevenendo le critiche dai vertici del Pdl sottolinea che «è un favore a Berlusconi e alla Lega perchè - spiega - se si va alle elezioni levo a Fini e Casini la possibilità di pescare nel Mezzogiorno». Mette anche in chiaro subito che «a Roma è con Berlusconi» e non chiederà a nessuno di uscire dai gruppi del Pdl di Camera e Senato. Ma queste rassicurazioni non sono bastate a arginare le polemiche. Il primo a chiamarlo è stato il ministro Altero Matteoli che ha voluto capire le sue intenzioni. Poi ha detto che «non c'è una spaccatura perchè si condivide programma e leadership di Berlusconi». Il capogruppo alla Camera Fabrizio Cicchitto invece è stato categorico: non è questo il momento di iniziative locali e parcellizzate. Casomai il problema nostro è di aprirci al confronto con i moderati e con i riformisti che esistono anche al di fuori del centrodestra. Tirato in ballo direttamente, Ignazio La Russa ha parlato di «attacco incomprensibile». Nel pomeriggio poi Miccichè ha ammorbidito le parole su La Russa. «Non volevo offenderlo e mi spiace che dall'intervista sia emerso questo aspetto. Pur restando immutata la mia valutazione politica su La Russa coordinatore, spero che Ignazio voglia accettare le mie scuse». Critiche anche dal sindaco di Roma Gianni Alemanno: «Non c'è alcun motivo per far nascere uno spezzone del Pdl al sud e mi auguro che gli interventi di Berlusconi e Letta su Miccichè risolvano la questione». Il sindaco ha insistito sul fatto che il Pdl sia un «partito nazionale che metta insieme le ragioni del nord e del sud oltre, ovviamente, a quelle di Roma». «C'è stata una accelerazione inaspettata sul progetto che Miccichè coltiva da tempo e la decisione merita un approfondimento con Berlusconi» afferma il ministro Prestigiacomo. L'iniziativa di Miccichè è stata subito cavalcata dai finiani. Per Fabio Granata di Futuro e Libertà «è il segno di un malessere all'interno del Pdl». Poi ribadisce l'assoluta autonomia di Fli dal Pdl e da Miccichè. Adolfo Urso sottolinea che «la decisione del sottosegretario deve far riflettere sulle responsabilità di chi ha impedito il rinnovamento del Pdl». L.D.P.