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"Con Fini non si può più trattare"

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Il governatore piemontese Roberto Cota

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«Il problema che oggi la maggioranza sta affrontando è esploso da qualche mese ma cova sotto la cenere da quando il presidente della Camera ha condotto battaglie politiche divergenti da quelle della maggioranza. A Mirabello è definitivamente uscito allo scoperto quando ha detto che il Pdl non esiste più». Roberto Cota, presidente leghista della Regione Piemonte, non nasconde i problemi interni al Popolo della libertà ma al tempo stesso lancia un chiaro messaggio di lealtà a Berlusconi: «Noi siamo costruttivi. Fino all'ultimo, abbiamo tentato di fare da mediatori con Fini ma ci siamo resi conto che non c'erano le condizioni. Ora, se Berlusconi vuole andare avanti, noi lo seguiremo con lealtà. Però se non ci saranno i numeri l'unica ipotesi che accetteremo sono le elezioni».   Ipotesi che il vostro popolo sembra chiedervi a gran voce. «Ribadisco: Berlusconi non ha nulla da temere da noi».   Ci sarà la possibilità di recuperare un rapporto con il presidente Fini? «Bossi ha detto "speriamo che Fini torni in ginocchio da Berlusconi". È stata una battuta, ma vedremo come voteranno i deputati finiani che sono stati eletti con il Popolo della Libertà». La Lega è d'accordo con l'idea di creare un gruppo di deputati, anche d'opposizione, che soccorrano il governo? «Non so se ci sarà il gruppo ma, se qualche singolo parlamentare vuole aiutare il governo può farlo. Diciamo no però all'ingresso in maggioranza dell'Udc sia perché è una forza d'opposizione sia perché ha votato contro il federalismo fiscale».   Crede che l'idea di Calderoli di decentrare i ministeri sia positiva per l'Italia? «Assolutamente sì. È un'opportunità che dovremmo valutare. Io ho un sogno nel cuore ovvero quello di vedere il ministero del Lavoro a Torino». Il parlamento francese ha deciso di vietare l'uso del burqa. Sarebbe giusto farlo anche in Italia? «Vietare il burqa è giusto anche perché in Italia esiste una legge che vieta ai cittadini di circolare mascherati. Non si tratterebbe di discriminazione, bensì di uguaglianza. Bene ha fatto la Lega a volerne discutere in Parlamento». Nei giorni scorsi lei è stato accusato di "parentopoli" in Piemonte... «La blocco. Mettiamo in chiaro fin da subito che non ho parenti che lavorano in Regione, neanche alla lontana. Per quanto riguarda i consiglieri regionali preciso che il Consiglio è un organismo indipendente e il presidente della Regione non ha alcun tipo di responsabilità o potere sulle loro scelte». Come pensa di risolvere il problema? «Ho già scritto una lettera al presidente del Consiglio regionale per invitarlo a varare una sorta di codice etico per evitare che, in futuro, il comportamento di alcuni possa infangare ingiustamente tutta la Regione». Teme che il riconteggio delle schede elettorali in Piemonte renda nulla la sua elezione? «Impossibile. Qualcuno vuole annullare i voti di quelle persone che legittimamente hanno votato per me, ma non ci riuscirà. La Bresso si rassegni, faccia politica e la smetta di inseguire i fantasmi».  

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