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Montecarlo scarica Tulliani "Portò lui i materiali per la casa"

Gianfranco Fini ed Elisabetta Tulliani

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Al gran casino di Montecarlo la roulette continua a girare. Le fiches da puntare sono in mano ai pm romani che martedì hanno ascoltato il senatore Pontone e stanno già preparando le domande per l'altro ex tesoriere di An, Lamorte. In questi giorni, però, al tavolo sono tornati a sedersi anche alcuni personaggi già comparsi nella telenovela estiva dei Tulliani. Due in particolare, che intervistati da «Il Giornale» hanno sparigliato le carte complicando ancora di più la posizione di Giancarlo e del cognato Fini. Entrambi sono assai conosciuti e stimati nel Principato. Segno, dicono le nostre fonti monegasche, che Montecarlo forse sta scaricando il giovane con la Ferrari. Il primo si chiama Paul-Louis Aureglia ed è il notaio nel cui studio l'11 luglio e il 15 ottobre 2008 avvennero i due passaggi di proprietà dell'appartamento di boulevard Princesse Charlotte 14 lasciato in eredità dalla contessa Colleoni. Aureglia è tenuto al segreto professionale ma nel corso di un incontro informale con il giornalista Lorenzetto ha parlato. «È stata fatta una stronzata». «C'è stata una - comme on dit? - truffa in questa storia». Una bomba. Aureglia fa parte dell'Alto Consiglio della Magistratura presieduto dal ministro della Giustizia. Vanta una lunga consuetudine con casa Grimaldi e ha intrattenuto cordiali rapporti sia col principe Ranieri III che col figlio Alberto. Insomma, se Aureglia parla a brigia sciolta, vuole dire che è lasciato libero di farlo, dicono le nostre fonti monegasche. All'outing del notaio è seguito, ventiquattrore dopo, quello fatto da Luciano Garzelli, sempre allo stesso quotidiano. Chi è Garzelli? Fa parte del Comitato degli italiani a Monaco ma soprattutto è amministratore delegato della Engeco, una delle più grandi società di costruzioni del principato di cui, all'atto della fondazione nel 1984, tra i soci figurava anche Stefano Casiraghi. Sulle pagine del «Giornale» era già comparso, in agosto, suo figlio Stefano, titolare dell'azienda di ristrutturazioni monegasche Tecab che ha svolto i lavori all'interno dell'appartamento della contessa Colleoni. «C'era un rapporto diretto fra Giancarlo Tulliani e la società Timara Ltd proprietaria dell'immobile. Abbiamo fatturato i centomila euro dei lavori a un architetto che faceva da tramite e che aveva rapporti con questo Tulliani e con la società», aveva rivelato Garzelli junior. Il padre martedì ha rincarato la dose dichiarando che erano stati Elisabetta e il fratello a portare i materiali per ristrutturare la casa di Palais Milton, «la cucina, le maioliche, il parquet, i rubinetti». Aggiungendo anche che «con 300mila euro a Monaco si compra un parcheggio e la cosa incredibile è che le autorità monegasche non hanno fatto alcuna operazione di controllo». Bomba libera tutti. Alla curiosa equazione delle rivelazioni choc di Aureglia e Garzelli va infine aggiunto il ritardo che ci stanno mettendo le autorità monegasche nel consegnare le rogatorie ai magistrati di piazzale Clodio. Un ritardo sospetto, come abbiamo scritto ieri, che forse si spiega con il riscontro di alcune falle nelle procedure seguite. Le stranezze del resto sono tante. A cominciare dal mancato esercizio del diritto di prelazione da parte dei Grimaldi. Fino ai rigidi requisiti richiesti nel Principato per ottenere la residenza che lasciano aperti molti dubbi sulle garanzie presentate dal cognato di Fini. Se tre indizi fanno una prova, allora ben presto il giovane Tulliani potrebbe presto essere dichiarato «indesiderable» a Montecarlo, costretto a riconsegnare il permesso di soggiorno e a lasciare la casetta di Boulevard Princesse Charlotte. Casa che, con una leggina ad hoc, potrebbero comprarsi i Grimaldi per poco più di trecentomila euro.  

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