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Leonardo Ventura Un po' dentro un po' fuori dai giochi della politica, ma con giudizi ben precisi su quanto sta avvenendo.

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Fossistato più giovane ne avrei sofferto». E aggiunge: «Ultimamente ho girato l'Italia per partecipare alle feste del Pd. E ho misurato un affetto più grande di prima. Rivedere i luoghi della mia campagna elettorale e ripensare a quelle piazze piene, a quella passione, fa male. Ma so di essere arrivato fin dove era possibile arrivare, di aver conquistato il risultato migliore della storia del riformismo italiano e di averlo fatto nel momento più difficile, dopo l'esperienza dell'Unione e delle sue intollerabili divisioni». Veltroni non è oggi tra quanti auspicano di andare presto alle urne: «Bisogna affrontare l'emergenza economica, cambiare la legge elettorale, far decantare la situazione, creare le condizioni per un confronto tra due schieramenti alternativi civili. E, tra un anno, andare al voto». E alla domanda se in questo momento si senta più dentro o più fuori dal gioco politico, risponde: «Dentro e fuori, perché io sono così, sono rimasto così, e continuo a essere convinto che una tavolozza a più colori sia più simile alla realtà della vita delle persone. Quello che intendo fare, e lo farò, tenere viva l'idea del Pd così com'è nato. Senza richiedere ruoli». Infine una indicazione programmatica: «Giorni fa il Papa, parlando ai giovani, ha detto che il posto fisso non è tutto. Non sarà tutto, ma è abbastanza. Penso che si debba ripartire da lì: i giovani devono avere diritto a un posto di lavoro fisso, dall'inizio della loro carriera, con un sistema crescente di tutele. Non è vita quella di chi cresce senza alcuna certezza per il proprio futuro».

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