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Giustizia, Bongiorno in bilico

Giulia Bongiorno

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Sono l'ultima frontiera della guerra tra finiani e Pdl, l'avamposto che i fedelissimi del presidente della Camera non vogliono mollare. La prossima resa dei conti si giocherà sulla presidenza delle commissioni parlamentari che, per legge, dopo due anni e mezzo di legislatura devono essere riconfermate. E su quel tavolo il Pdl è già deciso a far valere la legge dei numeri nei confronti di Futuro e Libertà: un gruppo di 35 deputati e dieci senatori, spiegano, deve vedere riequilibrato il proprio peso. Attualmente alla Camera Fli ha la presidenza della commissione giustizia con Giulia Bongiorno e quella del Lavoro con Silvano Moffa. Al Senato, invece, c'è il solo Mario Baldassarri ma a capo di una struttura importante come quella delle Finanze. Troppe, secondo i calcoli del Pdl, per il reale peso del nuovo gruppo. La battaglia, comunque, si giocherà tutta sulla poltrona di Giulia Bongiorno, presidente della commissione Giustizia, posto delicatissimo visti i temi in agenda del governo. E che proprio lì si incroceranno le armi lo dimostra anche la scelta di Pier Ferdinando Casini di farsi inserire come rappresentante dell'Udc. La battaglia è tutta sui numeri: i deputati disposti a rinnovare la fiducia a Giulia Bongiorno potrebbero essere 23 in tutto (3 di Fli, 2 dell'Idv, 15 del Pdl e 3 dell'Udc) mentre i contrari potrebbero essere in 24 (5 della Lega, 17 del Pdl e probabilmente 2 del gruppo Misto, Elio Belcastro e Daniela Melchiorre). Una situazione che metterebbe in minoranza l'attuale presidente e consegnerebbe al Pdl la possibilità di scegliere il suo successore. E proprio per assicurarsi la tranquillità dei voti il Pdl ha fatto entrare in commissione tre nuovi parlamentari, tutti di provata fedeltà: Manuela Repetti, Rocco Girlanda e Fabio Garagnani. Più tranquilla, invece, sembrerebbe la posizione dell'altro finiano, Silvano Moffa. A suo favore giocano sia i numeri (potrebbe averne 24 a favore e 22 contrari alla sua riconferma) ma anche il fatto che è considerato uno degli esponenti più moderati di Futuro e Libertà, tra quelli che più si sono spesi per smussare gli angoli tra Berlusconi e Fini. E infatti è stato convocato – insieme a Pasquale Viespoli – dal premier ad Arcore subito dopo il discorso del presidente della Camera a Mirabello con il compito di spiegare quali fossero le reali intenzioni dell'ex leader di An. Ma in ballo potrebbe esserci anche uno scambio tra finiani: Pasquale Viespoli potrebbe lasciare la sua poltrona di sottosegretario e al suo posto potrebbe andare Silvano Moffa. Abbastanza salda anche la poltrona di Mario Baldassarri, presidente della commissione Finanze e Tesoro al Senato, il quale dovrebbe avere i voti sufficienti per essere riconfermato. «In ogni caso – spiega un parlamentare berlusconiano – il gruppo di Futuro e Libertà deve cedere qualcosa. Hanno già un ministro, un viceministro, un gruppo di sottosegretari e soprattutto il presidente della Camera. È una posizione sproporzionata rispetto alla loro reale consistenza». Ma c'è anche chi non dà assolutamente per scontato il risultato del braccio di ferro, specialmente in commissione giustizia. Mario Baccini, deputato Pdl, ammonisce sornione: «Bisogna stare attenti, prima di fare prove muscolari bisogna anche essere sicuri di vincerle». E Silvano Moffa avverte: «Se dobbiamo ridimensionarci noi probabilmente lo deve fare anche il Pdl visto che non ci siamo più noi...». La partita per ora è tutta sottotraccia, in attesa di quella definitiva che si giocherà dopo la fiducia al governo di fine settembre. E proprio ieri la presidenza della Camera ha fatto sapere che il rinnovo delle presidenze slitterà dal 5/6 ottobre, come era stato deciso alla metà del mese. Proprio per carcare di capire meglio i rapporti di forza.

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