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"Così diamo speranze ai giovani"

Il ministro Giorgia Meloni davanti alla targa con i nomi dei mille garibaldini partiti dallo scoglio di Quarto

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«Guardare quella lastra di 30 metri dove sono incisi i nomi dei 1089 garibaldini mi ha dato un'emozione senza precedenti soprattutto perché spesso si dimentica che l'Italia è stata fatta da giovanissimi». Il ministro della Gioventù è un fiume in piena e proprio da Quarto ha voluto lanciare un chiaro messaggio ai giovani: «Credo che il principio non sia celebrare il passato ma ricordarci che siamo una sfida per il futuro. Ecco perché dobbiamo costruire un immaginario filo conduttore tra questi ragazzi che 150 anni fa hanno fatto l'Italia e i giovani di oggi». Ministro Meloni ma che cosa si aspetta dai giovani oggi? «Dai giovani di oggi mi aspetto un nuovo Risorgimento dove loro diventino nuovamente protagonisti del proprio tempo e che comprendano, anche se si è giovani, che si può costruire qualcosa di diverso e significativo». Quindi? «Le nuove generazioni, per continuare a vivere e progredire, devono lastricare un pezzo di strada che poi lasceranno in eredità ai loro figli. Noi dobbiamo guardare al futuro e il governo deve lavorare in questa direzione. Bisogna abbandonare quelle che un tempo erano chiamate le politiche giovanili. Quello era un sistema che garantiva solamente che il politico di turno venisse rieletto. Oggi dobbiamo restituire alla politica la responsabilità di costruire delle strategie che guardino ai prossimi trent'anni».   Crede però che un presidente del Consiglio come Berlusconi possa impostare delle strategie che guardino al 2040? «Certamente. Berlusconi è un uomo che ha lungimiranza e poi ha saputo costruire attorno a se una squadra di giovani ministri che lo aiutano. Infatti ha affidato a me, che ho 32 anni, il compito di gestire il ministero della Gioventù». Giuliano Amato ha criticato la sinistra per le politiche giovanili assistenziali, cosa sta facendo il governo per non cadere nello stesso errore? «Amato ha ragione quando dice che la sinistra ha pensato troppo agli ammortizzatori sociali. Anche noi abbiamo stanziato 9 miliardi di euro per 5 milioni di persone che si trovano nella condizione di essere dei lavoratori atipici ma, al tempo stesso, stiamo portando avanti politiche che rivoluzionino il sistema e che permettano ai giovani di godere di un ascensore sociale. Un sistema che svincoli le nuove generazioni da quella che è l'estrazione familiare da cui provengono e che permetta loro di costruirsi un futuro proprio».   E come pensate di riuscirci? «Abbiamo già lanciato una politica che garantisca a tutti il diritto allo studio. Un esempio che fa sicuramente capire a cosa mi riferisco è la decisione del governo di stanziare 135 milioni di euro in borse di studio che permetteranno ai giovani, che ne hanno fatto richiesta, di ottenerla. Un tempo solo un giovane su 10 ce la faceva. Il secondo nostro impegno è poi quello di spingere sull'imprenditorialità valorizzando, anche economicamente, il genio e il talento dei nostri giovani».   Lei oggi è stata contestata da un signore che, per ben tre volte le ha gridato di spiegare a Bossi cos'è l'Unità d'Italia. Che risponde? «Grazie a Berlusconi, Bossi ha smesso di parlare di secessione puntando tutte le sue attenzioni sulla realizzazione del federalismo fiscale. A quel signore, che sicuramente sarà stato di sinistra, rispondo che è proprio il suo mondo a dover ringraziare il Senatùr. Infatti, solo per osteggiare le sue dichiarazioni, la sinistra ha riscoperto cosa vogliano dire le parole "Nazione" e "Patria" che un tempo loro consideravano essere appannaggio esclusivo della destra». Domenica tutti i più grandi leader di partito hanno voluto parlare ai propri elettori. Che idea si è fatta di quello che è emerso? «Tutti contesti decisamente diversi ma che posso riassumere in due concetti: Berlusconi si è trovato attorniato di giovani, tutte persone con voglia di vivere, dove la politica è sempre stata vissuta come "carne e sangue". Dall'altra parte invece c'era Bersani che ha come unico scopo non quello di costruire, come tenta di fare il premier, ma di distruggere».   Il Secolo d'Italia si è domandato se Atreju (festa che era dei giovani di An, ndr) possa simpatizzare per il Cavaliere? «Il Secolo cade nel trabocchetto di tutti: non è il dipendere dalle persone che determina la mia identità. Silvio è il nostro presidente. I ragazzi con le loro domande non gli hanno fatto nessuno sconto, come non li facemmo quando venne Fini e la festa era solamente quella di Azione Giovani». Mi ha citato Fini: se potesse dargli un consiglio cosa gli direbbe? «Non gli do un consiglio, spero solo che voglia continuare a sostenere questo governo. So che lui ha sempre anteposto il bene della Nazione a tutto e quindi ora, con senso di responsabilità, deve continuare a farlo». Se si andasse a elezioni anticipate crede che il suo partito correrebbe da solo o entrerebbe nel grande centro? «Intanto spero che non costringeremo gli italiani a tornare alle urne ma se questo accadesse, credo che Fini correrebbe da solo perché il suo gruppo è formato da persone di destra che non ci pensano minimamente a entrare in un grande centro per poi metterebbe a repentaglio il bipartitismo». Come si è sentita quando ha appreso che la casa a Montecarlo donata ad An da una militante era stata svenduta? «Ero amareggiata e per questo spero che la vicenda venga chiarita quanto prima». Uno dei passaggi che i giovani di Atreju hanno contestato al premier è l'accoglienza a Gheddafi. «Prima di tutto bisogna ricordarci che Gheddafi con Berlusconi ha fatto una grande politica per eliminare l'immigrazione clandestina. Al tempo stesso dico anche che mi spaventa quando una persona si prende il lusso di venire in Italia pensando di islamizzarci. Mi spaventa perché abbiamo permesso a quella persona di pensare che può farlo».   In questi giorni è scoppiata la polemica su alcune donne del Pdl che si sarebbero prostituite... «La blocco subito. Stracquadanio ha detto una grande cavolata. Le donne del Pdl non si prostituiscono».   Intanto Berluscioni ha ipotizzato la costruzione di un gruppo formato da parlamentari, anche di centrosinistra, che verrà a sostegno del governo. Lei lo avrebbe fatto? «Se c'è qualcuno che vuole dare una mano, ben venga. Basta però che questi parlamentari, aderiscano alla nostra visione del mondo».  

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