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Parte la guerra di tg e talk show

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Bruno Vespa e Michele Santoro

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La Camera riapre e i programmi di informazione politica, i Tg e i talk show mettono in canna le munizioni. L'arrivo di Enrico Mentana alla guida del tg de La7 ha sparigliato le carte in tavola. A Montecitorio viene dato come la roccaforte dei finiani e di Fini che, si dice, avrebbero ora un megafono. Di fatto La7 con una informazione corsara giocata su un nuovo modello, sta prefigurando la creazione di un terzo polo televisivo. Mentana ha rotto con il cliché dell'informazione militante e ha inaugurato un modulo basato sul confronto a tre: il personaggio ospite, il giornalista che lo intervista e un altro ospite. E fino ad ora sembra, stando ai risultati di ascolto, che questa formula riscontri il favore del pubblico. Ospitando Fini, Mentana si è aggiudicato il 9,30% di share con circa 2 milioni di telespettatori. A questo punto bisogna vedere quale sarà la risposta di Sky dove il direttore Emilio Carelli di Tg24 finora ha fatto un prodotto d'avanguardia nell'informazione. «La nostra linea editoriale è sempre stata e sarà quella di separare le notizie dai commenti. Un confronto con il Tg di Mentana non si pone giacchè noi forniamo un prodotto totalmente diverso, copriamo le ventiquattro ore. Diciamo che in generale la formula di Mentana può essere uno stimolo per tutti a fare meglio». La situazione in Rai vede il tanto contestato dalla sinistra Tg1 di Minzolini che per un editoriale sul voto anticipato sarà all'ordine del giorno del prossimo cda dell'azienda di Viale Mazzini. «Non capisco quale è il limite editoriale che avrei superato» chiosa Minzolini che afferma di «non essere preoccupato dal Tg di Mentana, anche perché - sottolinea - il Tg1 ha una formula diversa». Quindi mette sul tavolo i dati. «Noi ad agosto, rispetto all'anno scorso, abbiamo avuto 500 mila spettatori in più, Mentana ne ha guadagnati 240 mila, di fatto noi abbiamo guadagnato il doppio. Il Tg5 ne ha persi all'incirca 270 mila. Semmai il problema non è mio, ma di Clemente Mimun». E il direttore del Tg5 ribatte a tono: «Dal momento che Mentana dedica ampio spazio alla politica sta prendendo pubblico al Tg1 di Minzolini e non certo al Tg5». Poi mette in evidenza che il debutto del Tg di 60 secondi rappresenta un ulteriore approfondimento. Guardando ai talk show in Rai c'è la netta prevalenza di quelli «armati» contro il centrodestra; da Ballarò di Floris ad Annozero di Michele Santoro, a Linea Notte di Bianca Berlinguer a Report di Milena Gabanelli. L'alternativa a questi programmi «militanti» è costituita solo dal Porta a Porta di Bruno Vespa e dalla trasmissione di Gianluigi Paragone. Lo scorso inverno era stata ventilata l'ipotesi di affidare al direttore di Libero Maurizio Belpietro una finestra «aggressiva» come è nel suo stile, ma poi non se ne fece nulla. Archiviato. Ora che il dibattito parlamentare entra nel vivo con la riapertura delle Camere, gli spazi dell'informazione e dell'approfondimento acquistano un ruolo nevralgico. Bisognerà quindi vedere come Mediaset si riposizionerà proprio come risposta a Mentana. I dati di telespettatori e di share confrontati con quelli di un anno fa indicano un arretramento di Mimun. Il giorno del debutto di Mentana il suo Tg raggiungeva il 7,31%, il Tg1 il 27,70% e il Tg5 il 20,95%. Mentre il Tg1 ha sostanzialmente tenuto la posizione rispetto a un anno fa (28,84%), il Tg5 è arretrato rispetto al 27,40% di dodici mesi fa. Altro punto interrogativo sarà il ruolo che la Lega vorrà giocare sullo scacchiere dell'informazione. Finora si è accontentata di posizioni di retroguardia; qualche seconda linea nelle reti e nei tg, niente di più. Ma ora che il peso nella maggioranza è cresciuto è pronta a reclamare poltrone più strategiche. Farà da apripista Rainews24, finora roccaforte della sinistra. Questa direzione finora promessa al corrispondente da Londra Giovanni Masotti sembra destinata a Franco Ferraro di Sky Tg24, giornalista di lunga esperienza, voluto fortemente dalla Lega.

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