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Pier scarica Rutelli, ridimensiona Fini e si candida a futuro Presidente del Consiglio

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Noiripetiamo le nostre cose da due anni, sono gli altri che adesso ci copiano. Pier Ferdinando Casini ipoteca la leadership della futura coalizione terzopolista e mette i paletti a Francesco Rutelli (che comunque il giorno prima gliene aveva dato merito) e soprattutto a Gianfranco Fini. Un messaggio inequivocabile quello del leader del futuro partito della Nazione. Se gli altri verranno, non possono pensare di mettersi alla guida della coalizione terzopolista. «Tutte le profezie che abbiamo fatto - premette Pier - si sono avverate. Noi ritenevamo che non era serio creare un partito salendo sul predellino e dicendo "chi ci sta ci sta" e poi drammaticamente si è manifestato quello che si è realizzato: ovvero che non potevano stare assieme. D'altra parte il Pd ha fatto il tragico errore di portarsi la serpe in seno di Di Pietro, quello che oggi si permette alla loro festa di mettere in minoranza Marini». Poi l'ex presidente della Camera rimbrotta il suo successore: «Il problema di Fini è molto semplice: noi non possiamo dispiacerci se Gianfranco due anni dopo, a Mirabello, fa un discorso in cui prende il 90% delle cose che abbiamo detto noi. Dovrebbe dispiacere a noi? Ma perché? Dovrebbe dispiacere a lui se dopo due anni dice quello che avevamo detto noi e anche in modo più credibile. La sua uscita dal Pdl è la dimostrazione che tutte le nostre critiche erano giuste». Casini non ha digerito che Fini varò il Pdl con Berlusconi e tutt'e due lo lasciarono fuori a pochi giorni dalla presentazione delle liste. Pizzica anche il leader di Api: «I due fondatori del Pd e del Pdl, Rutelli e Fini, sono oggi nella politica italiana a dire esattamente le cose che diciamo noi». Per il resto il discorso di Casini è per molti versi il manifesto di un candidato premier. Critica Berlusconi sul Sud: «Frequenti di più il Mezzogiorno, vada alla fiera del Levante invece di andare da Putin e di Gheddafi». Il passo sulla politica estera è breve: «Non abbiamo nulla da imparare da questi signori». La nuova sfida però è su una delle nuove bandiere di Fini, la legalità. Il leader propone infatti al ministro dell'Interno un piano per la lotta alla 'ndrangheta in Calabria. «Quella regione - dice - è arretratissima nella lotta alla criminalità organizzata». «La lotta per la pulizia del Paese - insiste - non è solo della sinistra o di Saviano, ma anche nostra. Non regaliamo la lotta per un'Italia politica a chi non se lo merita, magari a Di Pietro». Casini sottolinea anche che «il nostro garantismo fa parte della cultura delle legalità. È la stessa faccia della medaglia». La festa ha ospitato sabato anche Piero Grasso, procuratore nazionale antimafia. F. d. O.

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