"Il domani siamo noi"
«Parlavano del grande sogno di Tatarella, volevano una destra moderna, europea e liberale, poi se ne sono andati». Commenta così Andrea Volpi la scelta di chi ora ha deciso di stare con Gianfranco Fini. Giunta alla sua dodicesima edizione la tradizionale festa dei giovani di centrodestra non appare per nulla fiaccata dalle polemiche degli ultimi tempi e, sempre più consapevoli di rappresentare il futuro del Paese, i militanti stanno dimostrando di avere un grande senso di responsabilità. «Ha ragione Giorgia Meloni: il nostro obiettivo è cambiare le cose che non vanno, tutto il resto non fa parte della politica», sottolinea Daniele Basili. Mentre la politica dei grandi è all'impasse, arenata sulla diatriba Fini-Berlusconi e offuscata da scandali e personalismi, la classe giovanile reagisce e conferma di essere pronta a conquistarsi lo spazio che si merita. Il clima esasperato degli ultimi mesi ha allontanato sempre di più l'elettorato dal Palazzo, eppure qui la politica sembra essere tornata ad essere protagonista. La Giovane Italia si propone di comunicare senza steccati e senza pregiudizi, ascoltare e dialogare, costruire una rete per capire cosa unisce e cosa può ancora unire il Paese. «La nostra è una festa di parte, non di partito e lo dimostra la trasversalità del programma. Ascoltiamo con attenzione i nostri politici e l'opposizione, applaudiamo Max Gazzè e Irene Grandi. Dobbiamo confrontarci, solo così troveremo le soluzioni migliori», chiosa Lavinia Prono. Qualche polemica solo sulla presenza del Ministro Andrea Ronchi, fedelissimo di Fini e ospite fisso delle precedenti manifestazioni di Azione Giovani. «Chi è Ronchi? Cosa e soprattutto chi rappresenta? È stato eletto nelle liste del Pdl, è un esponente del governo, però mi pare che non la pensi più come noi». Caustico Antonio Vincenti sulla partecipazione del ministro alla presentazione del libro di Giuseppe Cruciani «Gli Amici del terrorista. Chi protegge Cesare Battisti?». La nuova stagione parlamentare è alle porte e sembra che i giovani stiano suggerendo ai big del Pdl la ricetta per la ripartenza: riforme istituzionali, economiche e sociali, e soprattutto maggiore attenzione alle problematiche effettive del Paese. «Lo slogan di Atreju 2010 "Mille sogni e una sola Italia" traduce alla perfezione le nostre intenzioni», aggiunge Vitaliano Magro. Alle domande su Fini molti preferiscono non rispondere – «ci ha tradito» è l'opinione più diffusa – ma tutti cercano di non alimentare polemiche che appannerebbero lo spirito positivo e propositivo della festa. «Fini ha sfruttato l'onda berlusconiana per diventare presidente della Camera e ora gli interessano solo le poltrone. A noi continua ad interessare la politica, a lui forse non più», il velenoso commento di Michelangelo Chinni, dirigente della Giovane Italia, proveniente dalle file di Forza Italia. È percepibile però un po' di delusione per la scarsa presenza dei beluscones - «Verranno domani ad applaudire il loro Cesare» - ironizza qualcuno. L'impressione è che il movimento giovanile pensa ormai a un new deal della politica italiana e spera nel tanto auspicato ricambio generazionale. Sull'assenza degli ex dirigenti che ora hanno scelto Generazione Italia molti preferiscono ironizzare: «Mariniello portava ottime mozzarelle di bufala, ci mancano più quelle di lui!», chiosa beffardo Matteo Calì, che aggiunge: «Generazione Italia è una realtà commerciale, sono loro a doversi confrontare con gli elettori non noi». «Essere giovani significa tenere aperto l'oblò della speranza», cantava Bob Dylan e quest'anno la Giovane Italia sta dimostrando di essere la speranza del futuro e di voler procedere oltre le barricate dell'antipolitica. Carolina Varchi, dirigente palermitana del movimento, sintetizza efficacemente il pensiero di molti dei presenti: «Noi non siamo sfiduciati, le polemiche del partito non ci riguardano, noi possiamo sconfiggere il qualunquismo. La gioventù ha il dovere di superare le colonne d'Ercole che la società le impone per procedere spedita verso le sfide del futuro».