Gelmini salva i precari ma boccia i sindacati
Chi ti butta la Gelmini dalla torre di Atreju alla Festa dei Giovani Pdl? Neanche a dirlo i sindacati, quelli «cattivi» che stanno rendendo incandescente questa vigilia di inizio anno scolastico. E salva gli studenti, quei sette milioni di ragazzi italiani che lunedì rientreranno in classe emozionati e pieni di aspettative, mentre sono già stati programmati, giusto come antipasto, proteste e sit-in di docenti precari (e non) davanti a Ministero, uffici scolastici provinciali e regionali. Della giornata di ieri del ministro Mariastella Gelmini va registrato l'ennesimo tentativo di ricucitura. Cominciato in mattinata con una conferenza stampa a Palazzo Chigi per illustrare le nuove regole per diventare insegnanti pensate con un solo obiettivo: evitare l'insorgere di nuovo precariato». Ecco le novità del regolamento sulla formazione iniziale dei docenti firmato dalla Gelmini. Un tirocinio da svolgere in classe («Si passa dal sapere al sapere insegnare» ha spiegato il ministro) perché insegnare non può essere solo teoria, poi il numero di insegnanti deciso in base al fabbisogno. E dunque largo al merito: si richiederanno lauree specifiche per ciascuna classe di abilitazione e la conoscenza della lingua inglese (per abilitarsi sarà necessaria la certificazione B2), delle nuove tecnologie nonché una migliore preparazione per l'integrazione dei disabili. Il passaggio successivo, ha annunciato il ministro, sarà il regolamento sul reclutamento e nel frattempo è al lavoro una commissione sulla valutazione: «Gli avanzamenti legati al tempo non sono da Paese civile. Il 70 per cento degli insegnanti chiede di essere valutato e premiato sulla base dei risultati conseguiti». In attesa delle mosse future l'attenzione si sposta al presente: il problema dei precari che quest'anno non avranno incarico e di tutti gli altri che aspettano da anni un'immissione in ruolo. Nella giornata è stato un rincorrersi di cifre di tagli e cattedre saltate, precari a spasso ecc. «Il decreto salva-precari, gli accordi fatti con le Regioni, unitamente ai pensionamenti, consentono di liberare molti posti e rappresentano risposte concrete». Dunque il governo non specula sull'emergenza sociale dei precari (come fa la sinistra) ma dà risposte concrete «compatibilmente con le risorse che abbiamo e gli spazi di manovra che ci sono» ha precisato ieri sera il ministro durante il dibattito alla festa dei giovani Pdl Atreju. In mattinata s'era spinta anche ad ipotizzare l'assorbimento nell'arco dei prossimi sei-sette anni del precariato scolastico (che viaggia sulle 220 mila persone iscritte in graduatoria). «Al ministero abbiamo fatto uno studio - ha spiegato la Gelmini - e abbiamo visto che nei prossimi anni ci saranno numerosi pensionamenti. E dunque nell'arco di sei-sette anni potremo assorbire il precariato». L'assorbimento del precariato dovrebbe consentire di fare spazio agli insegnanti formati con il nuovo sistema. Nel pomeriggio è arrivata, puntuale, la «precisazione» del sindacato. Per la Cisl scuola, che cita cifre dello stesso Miur, l'assunzione dell'ultimo precario attuale «non avverrà non prima del 2022». Perché i precari sono 230mila (per la Cisl) mentre per la Flc Cgil addirittura di più. Domenico Pantaleo non ha usato mezzi termini: «Sul precariato non solo non vi è stata alcuna soluzione concreta, ma ancora una volta sono stati occultati i dati reali». Insomma la guerra continua.