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Un ministro atomico

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LeonardoVentura Nessuna forzatura sul nucleare. Va avviato perché strategico per la competitività del Paese e sarà «un pezzo» del mix energetico del Paese, ma «non lo potremo mai fare senza il consenso del territorio». Sulla scelta atomica italiana arriva dal palco di Atreju 2010 la puntualizzazione del ministro dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo, nel corso di un dibattito con il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola. Che vede, invece, il ritorno degli impianti a uranio sul territorio pugliese come una militarizzazione. Ma oltre al nucleare, la Prestigiacomo parla, a poche ore dalla frana nella costiera Amalfitana, del dissesto idrogeologico e rileva che è stato definito un Piano straordinario per il suolo da 3 miliardi grazie a un'intesa con le Regioni: 1,5 miliardi sono stanziati a livello nazionale e 1,5 su base regionale. Un piano che «senza i commissari» sarà difficile attuare prima di un anno e mezzo. Sull'acqua, il ministro poi non fa sconti a Vendola, accusandolo di «ideologizzare» lo scontro sulla privatizzazione: «Non arriva dal rubinetto per intervento dello Spirito Santo - afferma - c'è tutto un processo, per esempio la depurazione, che un privato fa meglio. L'acqua è un bene pubblico e tale deve rimanere, la privatizzazione è lungi dai nostri obiettivi». E a proposito di lasciare in mano al pubblico la gestione dell'acqua, Prestigiacomo chiede al presidente della Puglia «in quale Paese viva, dal momento che tutte le utilities sono gestite da privati e che forse solo l'acqua ancora non lo è. Mi sembra - osserva - che si voglia tornare indietro agli anni '50». A proposito del nucleare, dice poi Prestigiacomo, «sarei contrarissima alla militarizzazione delle centrali». Ma, subito afferma: «Trovo scorretto cavalcare la paura, servono trasparenza e informazione. Vorrei che sui temi che riguardano la modernizzazione dell'Italia - aggiunge - si discutesse di più in maniera non ideologizzata. Se invece associamo al nucleare il disastro di Chernobyl facciamo un'operazione disonesta». Proprio l'energia, osserva il ministro, è «un percorso che ci impegnerà per i prossimi decenni quando i consumi di energia saranno triplicati» anche se al momento «le fonti alternative sono ancora oggi troppo costose senza gli incentivi pubblici». Quanto alle «cose buone» fatte dal governo, Prestigiacomo ha ricordato «il buco legislativo grandissimo che stato colmato» sulle estrazioni petrolifere: «Nelle aree marine protette c'è il divieto assoluto di trivellazione e di ricerca - conclude il ministro - e si è iniziato a parlare di un Piano di decomissioning per le piattaforme inutilizzate». Non è d'accordo Vendola secondo il quale «le centrali nucleari prospettano sempre una militarizzazione del territorio, per cui sono spontaneamente contrarie alla democrazia». Secondo Vendola, che ha criticato la scelta del Governo di un ritorno al nucleare, la sua idea sarebbe confermata dal fatto che «un territorio come la Puglia è ideale per ospitare delle centrali e io sarei ridotto, secondo le norme, a una buca delle lettere perché non posso oppormi in alcun modo». Il governatore ha poi ricordato che «la Puglia è la regione che produce più energia in Italia, di cui consumiamo solo il 13% regalando a Bossi e al paese il rimanente 87%». In Italia c'è invece «una dispersione di energia, a causa delle inefficienze della rete, del 15%, l'equivalente di due centrali nucleari». Non è mancato anche lo spazio per la politica. E Vendola si è prestato divertito al gioco della torre e a sorpresa quando ha dovuto scegliere se buttare giù Francesco Rutelli o Massimo D'Alema il governatore pugliese ha salvato l'ex premier nonostante sia stato il suo principale ostacolo durante la campagna per le primarie pugliesi. «In fondo mi ha sempre portato bene!», ha scherzato Vendola che inizialmente posto di fronte alla scelta tra i due leader aveva chiesto se poteva buttarsi lui dalla torre. Tra il petrolio e il nucleare la scelta è difficile e Vendola alla fine elimina il nucleare, mentre tra il Negroamaro, vino rosso della sua terra e la marjuana, il leader di Sl non ha dubbi, salva il vino.

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