"Il Cav pensi al Paese. E noi saremo leali"
Nessuno sgambetto al governo. E un consiglio a Berlusconi: se torna a governare, ad occuparsi dei problemi veri dei cittadini, questa legislatura arriverà tranquillamente a fine mandato. Dopo settimane di botta e risposta al vetriolo, Silvano Moffa, deputato di Futuro e Libertà, prova a mettere la sordina alle polemiche. Lunedì è stato chiamato insieme a Pasquale Viespoli ad Arcore perché Berlusconi voleva capire che cosa avesse in mente veramente Gianfranco Fini. E probabilmente è stato abbastanza convincente visto che due giorni dopo il Cavaliere ha accantonato l'idea di elezioni anticipate. «In realtà – spiega – noi abbiamo sempre detto che sosteniamo il governo e che vogliamo un patto di legislatura. E non abbiamo alcuna intenzione di logorare Berlusconi». D'accordo ma allora ci spiega perché Fini ha iniziato la sua guerra contro il premier? La gente non capisce cosa vuole. «Fini è espressione del centrodestra e lì resta. Ma bisogna capire che cosa è questo centrodestra. Noi abbiamo costruito un partito, il Pdl, che doveva essere democratico, moderno, liberale, europeo. Solo che questo progetto non è mai partito. Anzi, con un atto unilaterale il cofondatore è stato espulso. E a quel punto è venuta meno anche la ragione stessa del Pdl. Per questo sono nati i gruppi autonomi parlamentari». Lei dice che Fini è stato espulso. In realtà però nessuno lo ha cacciato. «In quel famoso documento del 29 luglio è scritto che Fini era incompatibile con il Pdl. Da lì è nata la nostra esigenza di avere un luogo politico dove discutere, dove portare avanti le nostre idee». Ora che è stata raggiunta una tregua finiranno gli attacchi continui a Berlusconi? «Io dico che bisogna guardare la sostanza delle cose. Non mi faccio condizionare né dai fuochi d'artificio né dalle battute che possono essere dette in un confronto aspro. L'obiettivo è un altro: oggi l'Italia ha di fronte una scommessa sul futuro che è tutta incentrata sulla qualità della politica. Bisogna far tornare questo Paese competitivo, le imprese devono diventare concorrenziali sui mercati esteri». La ricetta giusta può essere quella proposta da Marchionne? «Sicuramente bisogna ripensare i modelli contrattuali e la funzione del sindacato. Oggi l'idea di un unico contratto nazionale è superata, non va a vantaggio neppure dei lavoratori. Dovrà esserci una contrattazione nazionale sui principi generali, poi nelle contrattazioni decentrate si entrerà nei dettagli. E lì si valuterà la capacità di sindacati e imprese di non entrare in conflitto». Torniamo alla politica. In aula vi troverete fianco a fianco con la Lega che non è un alleato a voi molto gradito... «La Lega ha bisogno di rispondere al suo elettorato, deve dare segni di vitalità. Ha capito che con un ricorso alle urne poteva fare il pieno di voti e ha spinto in quella direzione. Ma credo che abbia anche capito che Fini a Mirabello gli ha aperto una strada, quella di un federalismo concreto, di respiro nazionale». E l'Udc? Entrerà nella maggioranza? «In prospettiva il recupero di Casini è nelle cose, siamo già insieme nel Ppe. Ma è una opzione per il futuro non per il presente». Berlusconi è tornato ad attaccare la magistratura. Siete con lui su questa linea? «Il premier deve venire in Parlamento e fare una riforma organica della giustizia. C'è sicuramente un'area di giudici politicizzati ma alzare i toni non serve a nulla. Inasprisce solo il dibattito». Intanto Fini si è affidato proprio ai magistrati per non rispondere alle domande sulla vicenda della casa di Montecarlo... «Nessuno ha il diritto di giudicare e Fini correttamente si è affidato alla magistratura. Corretezza vorrebbe che anche gli altri si fermassero in attesa della fine dell'inchiesta».