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"Nessuna trattativa sulla giustizia con Fli"

Il ministro della Giustizia Angelino Alfano

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Il futuro della legislatura non dipende dal legittimo impedimento, il governo non è al lavoro su una nuova versione del provvedimento e non esiste nessuna nuova norma volta a tutelare esclusivamente il ruolo del presidente del Consiglio da mettere sul tavolo della trattativa con i finiani, sempre che ne esista una. Il Guardasigilli Angelino Alfano, intervenendo alla manifestazione giovanile «Atreju 2010», mette subito in chiaro quali sono le attuali priorità del governo in materia di giustizia: «Sul legittimo impedimento - spiega - stiamo attendendo la pronuncia della Corte costituzionale. Il Parlamento ha approvato, e non su iniziativa del governo, ma su iniziativa parlamentare, una legge che andrà alla valutazione della Consulta a metà dicembre. Noi attendiamo fiduciosi l'esito dell'esame da parte della Corte e - sottolinea - non ci stiamo occupando di altro: crediamo di aver approvato in Parlamento una legge ossequiosa dei precetti costituzionali». Il ministro della giustizia chiarisce anche quale sarà l'orientamento del governo riguardo la posizione del presidente della Camera: «Il tema delle dimissioni di Fini non fa parte della discussione che si svolge in relazione alla presenza in parlamento del Presidente Berlusconi a fine mese, che, invece, riguarda il programma politico del Pdl», spiega.   Poi, a chi gli chiede un commento sulle parole di Berlusconi sulla magistratura, raccomanda di non scandalizzarsi dal momento che le modifiche delle norme costituzionali sono nel programma del centrodestra da decenni. «Le norme costituzionali in materia di magistratura vanno modificate - sottolinea - D'Alema ci aveva già provato dodici anni fa con la Bicamerale, il malato giustizia fino ad oggi non è guarito». Dai ragazzi di Atreju, Alfano è stato invitato per parlare di lotta alla mafia, in un dibattito dal titolo «C'è chi dice no». Il ministro rivendica l'antimafia dei fatti del governo e parla del «papello» di Totò Riina, tirato fuori da chi sostiene che ci sia stata una trattativa tra Stato e Cosa Nostra: «Volevano eliminare il carcere duro, conservare i loro patrimoni e non finire all'ergastolo. Con questo governo  - spiega - il carcere duro è diventato durissimo, i patrimoni mafiosi sono stati aggrediti e la revisione dei processi se la possono scordare: finiranno la loro vita in carcere. Abbiamo capovolto il «papello» e fatto le leggi. In materia di antimafia non accettiamo lezioni da nessuno. Adesso tocca a voi conclude rivolgendosi ai tanti ragazzi presenti - Continuate a dire no».

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