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Orgoglio Tremonti: "Andiamo avanti"

Il Ministro dell'Economia Giulio Tremonti

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«Andiamo avanti. Sono nel governo e conto di esserci anche domani». Il ministro dell'Economia Giulio Tremonti liquida così, con poche parole, il balletto su voto sì e voto no. E così alla Festa di Atreju parla dei risultati della politica economica del governo. Tremonti è convinto: il governo va avanti. Di più i ragazzi della Festa di Atreju non gli riescono a tirar fuori sulle prospettive del conflitto con i finiani. Il ministro dell'Economia è tranchant: «Abbiamo ancora qualche idea di andare avanti. Io sono nel governo Berlusconi, ne sono orgoglioso e conto di esserci anche domani». Poche parole ma che acquistano un significato particolare a fronte della richiesta insistente da parte della Lega di andare al voto. Tremonti ha poi fatto un discorso a tutto campo, dalla crisi economica al federalismo, alle pensioni e fino alla Rai. Sul federalismo il ministro fa alcuni distinguo. «È una idea di maggior controllo e responsabilità ma in molte regione del Sud prima del federalismo ci vuole lo Stato». Di qui un esempio: «la Calabria non ha la contabilità della sanità un po' come i racconti di Omero, tramandati a voce. Questo non è possibile». E ricorda di essere stato «costretto a mandare la guardia di finanza per ricostruire la contabilità». Insomma: «cambiare per il Sud vuol dire che deve tornare lo Stato ma non è giusto che la sanità costi il doppio e dia la metà». Altro tema, la crisi economica che l'Italia «ha affrontato meglio di altri Paesi dove i soldi pubblici sono stati utilizzati per salvare le banche». Se poi l'Ocse indica per l'Italia una flessione del Pil dello 0,3% nel terzo trimestre collocando il nostro Paese tra i peggiori nel G7, Tremonti risponde che «pur avendo un enorme rispetto per l'Organizzazione di Parigi, io guardo solo i dati Istat». Il ministro ha sottolineato che sarà firmato in autunno il nuovo patto di stabilità che prevede tra l'altro l'istituzione del semestre europeo. «Lunedì e martedì scorsi all'Ecofin - ha spiegato Tremonti - è iniziato un cammino, poi saranno i nostri capi di Stato e di governo che in autunno firmeranno la conclusione del processo». Più in generale, il ministro ha criticato l'aspetto troppo «burocratico» dell'Europa. Infine una sollecitazione alla Rai. Il servizio pubblico, secondo il ministro dell'Economia dovrebbe occuparsi non solo di intrattenimento ma anche di diffondere la conoscenza della lingua inglese. «Per il posto fisso non basta più neanche la laurea» ha detto ai giovani seduti in platea e ha quindi insistito sulla mancanza di una istruzione tecnica. Tremonti ha risposto con spirito a due provocazioni. Di fronte al gioco della torre e al quesito: chi buttare giù se Draghi o Brunetta, ha svicolato: butto giù la torre. Infine la scelta di una canzone: «Mi hanno detto di dire Lady Gaga... ma ai miei tempi preferivo Lucio Battisti».

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