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Le mani del fisco sul tesoro Agnelli

Marina Ripa di Meana allaMostra del Cinema di Venezia

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Gli eredi degli Agnelli non hanno ancora fatto pace con il fisco. Di certo è stato chiuso l'accertamento sulle pendenze per quella parte del tesoro dell'Avvocato custodita all'estero, mai denunciata all'Agenzia delle Entrate e venuta alla luce solo grazie alle recriminazioni della figlia Margherita, che sostiene di essere stata truffata dal figlio, John Elkann, e dai gestori del patrimonio Pierluigi Gabetti e Franzo Grande Stevens. Manca però l'accordo, riferiscono fonti finanziarie, perché la cifra che la famiglia torinese dovrebbe pagare (il quotidiano "Repubblica" parlava di cento milioni) è tuttora in discussione. La partita, infatti, viaggia su un doppio binario: da una parte c'è la vicenda dell'Opa del '98 su Exor (considerata una "scusa" per accumulare all'estero almeno 1,4 miliardi, in buona parte attribuibili all'Avvocato) su cui continua a indagare la magistratura e che richiede solo la firma di John Elkann in qualità di amministratore del gruppo. Dall'altra la contesa fra Margherita e la madre Marella Caracciolo che richiede dunque un precedente accordo tra i rappresentanti legali delle due. Non solo.   L'eventuale accordo riguarda solo una parte del tesoretto, perché secondo i consulenti di Margherita, esistono almeno altri 1,4 miliardi di presunti fondi neri. Finora a lei sono andati circa 1,25 miliardi di cespiti su un totale di 1,55 miliardi che Gianni avrebbe lasciato agli eredi e, tra questi, anche circa 560 milioni nascosti in un gruppo di società offshore registrate nelle Isole Vergini. La bomba era scoppiata nell'agosto di un anno fa quando l'Agenzia delle Entrate ha aperto un'inchiesta sull'eredità contesa dell'Avvocato.   La cosiddetta "notizia criminis" sulle mancate dichiarazioni al fisco sarebbe stata fornita "direttamente dalla figlia dell'avvocato", quando ha deciso nel 2007 di avviare un'azione legale contro i gestori del patrimonio del padre e di conseguenza anche contro la madre. Il patrimonio in discussione sarebbe stato valutato in 1,95 miliardi di euro, partendo dalle stime della rivista "Forbes" che attribuiva all'Avvocato nel 1990 circa 1,7 miliardi di dollari, tenendo conto della crescita della Borsa, della bolla nella new economy e dell'attacco alle Torri Gemelle. Mentre il fisco indagava, la caccia al tesoro dell'Avvocato è continuata anche in tribunale. Il 18 marzo di quest'anno il giudice di Torino ha stoppato la causa di Margherita contro la madre e i tutor dell'eredità: Gianluigi Gabetti, Siegfried Maron e Franzo Grande Stevens. Ergo: la figlia dell'Avvocato non può ottenere un rendiconto dei beni della famiglia per capire se e quanti soldi siano stati sottratti in paradisi offshore.   Circa due settimane dopo però, il tribunale di Milano ha condannato a un anno e due mesi l'ex avvocato di Margherita, Emanuele Gamna, per evasione fiscale e truffa ai danni dello Stato. Il segnale del gup milanese è stato opposto rispetto ai colleghi di Torino: nel capoluogo lombardo s'indaga su tutti i fronti e quando arriva il momento chi deve pagare paga. Tanto che l'avvocato milanese Gamna è potuto uscire dalla vicenda dopo aver risarcito l'Erario italiano con un versamento da 10 milioni e 300 mila euro (ovvero quanto avrebbe evaso facendosi pagare off shore la parcella per la mediazione del primo accordo sull'eredità di Gianni Agnelli). Gamna è inoltre diventato un uomo chiave nella vicenda fiscale: come ricostruito nel suo interrogatorio, infatti, sarebbe stata Donna Marella a firmare le dichiarazioni 2003 dell'Avvocato e Margherita era comunque perfettamente a conoscenza di beni che non venivano dichiarati nel cosiddetto quadro RW. Ovvero quella parte di Modello Unico nel quale sopra i 10.000 euro annui è necessario registrare i flussi da e per l'estero, i possessi di case, conti correnti o altre attività.

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