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È figlia di un magistrato la ragazza che ha tirato il fumogeno a Bonanni

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Unaragazza, di appena 24 anni, studentessa di psicologia a Torino e figlia di un magistrato di Prato. È lei che mercoledì ha lanciato il fumogeno contro il segretario della Cisl Raffaele Bonanni, ospite alla festa democratica del capoluogo piemontese. La giovane è stata denunciata. E, mentre proseguono le indagini sull'episodio, si accende la polemica politica. La questura ha identificato la Rubina grazie alle immagini delle televisioni che stavano riprendendo il dibattito, in una sequenza che non lascia dubbi. Le telecamere la inquadrano esattamente nel momento in cui, in mezzo al gruppo dei contestatori, alza il braccio sopra la testa e si prepara a lanciare il fumogeno acceso. È stato quindi molto facile risalire a lei. La Affronte è stata denunciata per lancio di oggetti pericolosi, danneggiamento aggravato e accensioni pericolose. Non è la prima volta. Anche se molto giovane, Rubina è già una «vecchia conoscenza» per le forze dell'ordine. Nel suo passato ci sono denunce per occupazioni di terreni e edifici. «Le brave bambine vanno in Paradiso, le cattive ovunque», si poteva leggere fino a ieri sul suo profilo di Facebook. Una frase che in molti casi passerebbe come semplice gioco, ma che dopo quel che è successo sembra quasi un modo per giustificare il suo gesto violento. La Affronte vive a Torino da qualche anno. Nell'Università della città frequenta la facoltà di Psicologia. E, al tempo stesso, dedica molto tempo libero alle battaglie del Collettivo Universitario dell'Autonomia, di cui fa parte, e del centro sociale Askatasuna. Ieri i compagni si sono stretti attorno a lei, quasi nascondendola dal clamore del suo gesto. «Lasciatela stare: il personalismo - hanno spiegato - è quasi peggio di una condanna da parte della giustizia». Ma le polemiche non si sono spente. La Affronte «è figlia della cultura nichilista» degli anni Settanta, ha detto il ministro del Welfare Maurizio Sacconi, parlando dal palco della festa dei giovani del Pdl. «Quella degli anni Settanta è una cultura bastarda. Che non ha fiducia nella persona. E la retorica della precarietà è figlia di quegli anni», ha detto. Ma anche dall'opposizione sono arrivate nuove reazioni all'episodio di Torino. «Quella di ieri è una brutta storia gestita in proprio da un gruppo di giovanotti irresponsabili», ha tuonato l'ex sindaco della città, Diego Novelli. «È un atto di delinquenza che va condannato». Il giorno dopo l'aggresisone subita, invece, Bonanni ha richiamato il coraggio: «Non ci faremo intimidire», ha detto. Per il leader Cisl «questo succede quando si alzano i toni, invece di garantire la dialettica», restringendo, per questo, «gli spazi per la libertà di espressione». E ha aggiunto: «Non bisogna scoraggiarsi. Anzi occorre rilanciare la nostra iniziativa. La Cisl continuerà a lavorare per una prospettiva di unità». Bonanni ha avuto però parole di fuoco per i centri sociali «campioni di intolleranza e violenza. Ieri - ha detto - sono venuti apposta per zittirmi». Il segretario del Pd, Pierluigi Bersani, ha difeso gli organizzatori della festa di Torino contro le critiche piovute sul partito per come è stata gestita la sicurezza del dibattito. «Noi abbiamo intenzione di tenere aperte le nostre feste, feste popolari e luoghi aperti al dibattito pubblico», ha detto. «L'ordine pubblico lo tutela chi deve tutelarlo». Fra. Alf.

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