Casa di Montecarlo Pontone in Procura
L'inchiesta sulla casa a Montecarlo affittata da una società off shore a Giancarlo Tulliani, il cognatino di Gianfranco Fini, entra nel vivo: il senatore Francesco Pontone, ex tesoriere di Alleanza nazionale, secondo quanto risulta a Il Tempo verrà chiamato il 14 settembre ad andare dai magistrati della Procura di Roma per raccontare la sua verità sulla vendita dell'appartamento a una società off shore con sede nell'isola di Santa Lucia, nel paradiso fiscale delle piccole Antille. Pontone è uno dei protagonisti della vicenda. Il tesoriere di An, infatti, agiva grazie a una procura generale del presidente del partito Gianfranco Fini: ogni atto firmato da Pontone era autorizzato dal presidente del partito, compresa la vendita dell'abitazione monegasca, frutto del lascito miliardario della contessa Anna Maria Colleoni. Il caso di Montecarlo dunque entra nel vivo anche nelle aule giudiziarie. Dopo una denuncia degli esponenti de La Destra di Francesco Storace l'inchiesta ha preso il via. Gianfranco Fini a Mirabello si è dichiarato sereno sui risultati dell'indagine, sulla quale in ogni caso aleggiano non pochi dubbi: 1. Perché il tesoriere di An vende la casa a Montecarlo a una società off shore? 2. Perché nell'intermediazione - come detto anche da Fini nella sua nota di precisazione sul caso - compare Giancarlo Tulliani e le sue conoscenze a Montecarlo? 3. Perché l'abitazione nel Principato passa a una seconda società off shore con sede sempre nelle piccole Antille? 4. Perché l'abitazione dopo questi due passaggi nel paradiso fiscale improvvisamente diventa l'abitazione in affitto del cognato di Fini? La magistratura deve solo chiarire gli aspetti legali della vicenda, cioè se vi sia stata elusione-evasione fiscale, riciclaggio o altri reati connessi alla transazione. La testimonianza di Pontone però è molto importante più che dal punto di vista giudiziario, sotto l'aspetto politico: il senatore infatti potrà finalmente chiarire chi gli ha indicato il compratore, perché ha agito con assoluta certezza, senza neppure chiedersi chi fosse il compratore. È un aspetto della vicenda ancora insoluto. E riguarda molto da vicino l'operato dell'allora presidente di An, Gianfranco Fini, e del suo entourage. Pontone, come ha fatto capire più volte, non ha mai agito di sua iniziativa, ma sotto l'occhio vigile del leader di An. Giancarlo Tulliani, il cognato di Fini che abitava (o abita?) a Montecarlo, a oltre un mese dallo scoppio della vicenda non ha mai fornito alcuna spiegazione ufficiale. Fini si è limitato in tutto questo periodo a una sola nota in otto punti che non ha fatto luce sui buchi neri della vicenda e addirittura è riuscito a peggiorare la situazione, laddove ha espresso il suo stupore nell'apprendere che quella abitazione era nella disponibilità di Tulliani. Pontone, un galantuomo partenopeo, avrà modo di spiegare alla magistratura cosa è successo. Resta da chiarire un aspetto di tutta questa vicenda che è cruciale: chi sta dietro le società off shore (Printemps Ltd e Dimara Ltd), quali nomi si celano dietro i due trust costituiti nel paradiso fiscale delle piccole Antille poco prima della compravendita dell'appartamento? Il nocciolo del caso Montecarlo sta tutto qui: la verità è custodita in una cassaforte di un ufficio nell'isola di Santa Lucia, nel Mar dei Caraibi. Servirebbe una rogatoria. Non per scoprire chissà quale verità giudiziaria, ma per appurare una volta per tutte se dietro quelle società off shore ci sia una manina di famiglia. È l'ombra che finora il leader di Futuro e Libertà non si è riuscito a diradare e questo resta il mistero più grande di questa storia italiana, di una famiglia italiana e della politica italiana. A Mirabello Fini ha glissato, non è entrato nell'argomento, non ha mai citato il cognato, né la casa di Montecarlo, ha solo parlato di «infamia» per commentare le notizie riportate da tutti i giornali. Nessuna parola di solidarietà è venuta dall'ex presidente di Alleanza nazionale nei confronti del suo tesoriere, quel Francesco Pontone che per suo conto e in suo nome per anni ha amministrato il patrimonio di Alleanza nazionale. E un lascito di due miliardi di vecchie lire della contessa Anna Maria Colleoni. La verità giudiziaria in questa vicenda è assai meno fondamentale della verità politica. Da Pontone l'opinione pubblica si attende quest'ultima, la giustizia, quella delle carte bollate può fare il suo corso, ma la storia ha altre vie e determina altre storie e giudizi da parte di un tribunale più grande: quello degli elettori. Pi. Ar.