Se Futuro e Libertà diventa una costola dell'opposizione
ConcitaDe Gregorio, la direttrice de l'Unità, n'è rimasta tanto colpita da ringraziarlo ieri in nome della «democrazia parlamentare» per avere finalmente restituito all'opposizione «un antagonista» degno di questo nome. Il Cavaliere, si sa, è un antagonista da «fogna», secondo la certificazione rilasciata di recente da quell'esperto in materia che si vanta d'essere il segretario del Pd Pier Luigi Bersani. L'antagonismo, secondo il dizionario della lingua italiana, significa «contrasto, conflitto». E l'antagonista significa «avversario». Ma Fini a Mirabello ha suonato una musica del tutto diversa da quella di un avversario dei post-comunisti e simili. Il suo è stato un controcanto, sovrapposto e spesso sottoposto all'opposizione, a dispetto del «leale appoggio» e del «patto di legislatura» disinvoltamente offerto al governo per rimanere fedele -ha detto- all'impegno elettorale assunto due anni fa con il popolo di centrodestra. In verità, Fini ha detto anche di più. Ha assicurato di non essere tentato da ribaltoni o ribaltini, ma nello stesso tempo ha praticamente rivendicato il diritto di mettere il bastone fra le ruote della maggioranza sui contenuti dei provvedimenti. Egli ha così sfidato il presidente del Consiglio a scegliere lui il momento di sottrarsi al logoramento con una crisi. Allo scoppio della quale le mani del presidente della Camera e del suo nuovo partito, probabilmente nato nel frattempo dai gruppi parlamentari che ha da poco costituito, saranno anche formalmente libere. E magari disponibili ad una soluzione cosiddetta transitoria, sotto il manto protettivo di qualche appello o iniziativa immaginata, a torto o a ragione, dietro le remore recentemente manifestate dal presidente della Repubblica per un ricorso anticipato alle urne. Che fanno notoriamente paura a molti, specie con l'attuale legge elettorale, della quale Fini a Mirabello non a caso si è scusato ritenendosene corresponsabile, ma soprattutto unendosi all'opposizione che, pur divisa sul come, ne reclama la modifica. Il controcanto di questo strano antagonista dell'opposizione in grado di entusiasmare la direttrice dell'Unità è risultato evidente nelle parti del suo discorso contro Berlusconi. Che ne hanno costituito più della metà, senza che il resto fosse riempito con qualche attacco alla sinistra. Ad essa, piuttosto, Fini è riuscito ad offrire lo spettacolo paradossale di un riferimento a Stalin in chiave non anticomunista ma antiberlusconiana. Stalinista, in particolare, è stato definito dal presidente della Camera il documento contro di lui approvato il 29 luglio scorso dall'Ufficio di Presidenza del Pdl. Che avrebbe pertanto preso il posto dei tristemente noti politburo sovietici e delle direzioni del Pci, dove lo stalinismo è stato a lungo di casa, anche quando ne sembrava uscito. Fini evidentemente ha una concezione molto approssimativa del comunismo. Della cui memoria, d'altronde, anche quando era il leader indiscusso della destra mostrò di volersi liberare più in fretta dei dirigenti del Pci e delle sigle successive alla caduta del muro di Berlino. Egli decise di archiviare la storia comunista per poter meglio archiviare a casa sua la storia fascista. E quando l'alleato Berlusconi si presentò ad un'assemblea di Alleanza Nazionale facendo distribuire un bel po' di copie del «Libro nero» sul comunismo appena pubblicato, Fini non gradì. Egli è in fondo tornato a rimproverarglielo con l'arma del sarcasmo anche a Mirabello. Dove l'elenco delle anomalie dell'attuale legislatura ha finito per allungarsi. Al presidente della Camera che promuove la formazione di nuovi gruppi parlamentari e ne detta la linea si è aggiunto, nella stessa persona, un presunto antagonista dell'opposizione, che ne è invece un supporto.