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Pd e Udc promuovono Gianfry e bocciano il Cavaliere

Pier Ferdinando Casini

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Per Di Pietro è un «furbo» che tiene il piede in due scarpe mentre secondo Bersani ha decretato la morte del governo. Fatto sta che Gianfranco Fini emoziona (forse soprattutto) il centrosinistra, che si trova spiazzato dalla battaglia del presidente della Camera. Sarà pure condotta «da destra» ma fa scomparire Pd e company. Il primo a commentare il discorso del numero uno di Montecitorio è il leader dell'Italia dei Valori, Antonio Di Pietro: «Caro Fini, non puoi giocare a fare il furbo. O stai all'opposzione o al governo. Hai fatto un discorso che faccio io tutti i giorni, sul conflitto di interessi, su tutta l'accozzaglia stranamore che circonda Berlusconi. E quindi? Resti in maggiornza e approvi i cinque punti. Non fare il furbo, fai una scelta». Il segretario del Pd ragiona: «Il problema è che il Paese non può subire traccheggiamenti», dice Pierluigi Bersani, per il quale non va bene «il gioco del cerino», perché «ci sono problemi seri di cui la politica non riesce a parlare». Poi aggiunge: «Il partito del predellino si è ribaltato. E il partito dell'amore è finito a schiaffoni». Invece Piero Fassino insiste col premier Berlusconi affinché si presenti alle Camere per verificare la sua maggioranza. «Chiediamo che non si faccia finta di niente», ha detto l'esponente del Pd. «Nulla è più come prima», ha sottolineato, «vengano in Parlamento e si verifichi se hanno una maggioranza. Se non c'è si apra la crisi di governo». Il segretario dell'Udc, Lorenzo Cesa, trae le conseguenze: «Dopo essere incautamente salito sul predellino, oggi Fini ha decretato la fine della pretesa di imporre in Italia il bipartitismo». Insomma, «dalle quote latte all'abolizione delle Province, dal quoziente familiare alle liberalizzazioni, fino alla necessità di restituire agli elettori la scelta dei parlamentari - aggiunge Cesa - Fini ha detto cose che ripetiamo da anni. Peraltro il suo discorso archivia le ipotesi di elezioni anticipate, perché ha confermato il patto di lealtà che lo lega con la maggioranza». Netto anche il presidente del partito centristra, Pier Ferdinando Casini. Premesso che «l'errore di Fini fu di salire sul predellino» e di aderire al progetto del Pdl che nulla sarebbe stato se non una «Forza Italia allargata», oggi Fini ha svolto «un'analisi condivisibile. Ora Berlusconi assuma da questa vicenda l'impegno di andare in Parlamento e di capire che una fase si è chiusa e che il Paese ha bisogno di una fase di responsabilità».

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