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Gianfranco taglia le ali ai falchi

Italo Bocchino a Mirabello

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E ora? Che si fa? Per settimane hanno spiegato, argomentato, sottolineato, cesellato con dotte citazioni per sostenere l'idea di un terzo polo. L'hanno chiamato «area della responsabilità», oppure «progetto di convergenza». Ma sotto sotto non era altro che il feeling con Udc, Rutelli, pezzi del Pd delusi e avanti chi ci sta. Un progetto politico che sembra abortito. O comunque per il momento accantonato. La linea di Fini è chiara: si sta dentro il centrodestra, non mancherà il sostegno al governo. Niente terzo polo, niente fughe in avanti. Di fatto è una sconfitta - almeno per il momento - per i falchi di Futuro e Libertà. Benedetto Della Vedova mette le mani avanti. Toglie gli occhiali e sbotta: «Ma no, che c'entra. L'ipotesi terzopolista esisteva perché era una reazione. Una proposta difensiva di fronte a Berlusconi che pensava all'autoribaltone».   Fabio Granata prova a spiegare: «Sono state formulate ipotesi che erano dentro un quadro politico». E adesso? «Adesso il quadro è cambiato». E ora che fate? «Scusi, guardi qui», e mostra la mano destra che tiene un bicchiere di Coca Cola. Che c'entra? «Niente. Mi gocciola, devo andare». Va via. Carmelo Briguglio no, chiede solo di guadagnare un gazebo con l'ombra e argomenta: «Noi abbiamo proposto di allargare la maggioranza anche all'Udc. Ora, se con Casini tratta Berlusconi in persona va tutto bene. Se lo fa Fini è un tradimento. Mi pare un ragionamento assurdo. Tra l'altro Berlusconi è andato a cena con Casini a casa di Vespa e non ha ottenuto grandi risultati. A conferma del fatto che c'è chi è bravo a fare l'imprenditore e chi a fare politica». Prende fiato e aggiunge: «Noi proponiamo di far entrare l'Udc nella maggioranza. D'altro canto nei diciassette anni che esiste il centrodestra in Italia, Casini per quindici ne ha fatto parte. È solo negli ultimi due è rimasto fuori». Casini sì, ma Rutelli no. «Vabbè, ma quella è una parte residuale». Ma allora se Fini riesce a portare Casini nel centrodestra diventa un fattore stabilizzante per la coalizione? «Certo. Una risorsa. Anche Berlusconi se ne dovrebbero rendere conto». Toni concilianti. I falchi finiani arrivano quasi ad augurare lunga vita al Cavaliere. Quel che accaduto in Futuro e Libertà invece è una inversione di rotta: non più corse verso il centro ma battaglia dentro il centrodestra. Certo, non mancano le battute salaci. Lo stesso Briguglio poi dal palco avverte: bisogna rivedere la legge Gasparri per fare in modo che i famigliari di chi riveste incarichi politico istituzionali possano essere proprietari della stampa. Roberto Menia, seduto vicino a lui, colomba ma che rifiuta questa definizione, indirettamente lo rimbrotta: «Oggi si scoprono tante cose. Si scopre il conflitto di interesse. Si scopre che il Pdl è un partito monarchico-anarchico. Si scoprono tante cose. Quando le dicevo io, e io le ho sempre dette, c'era chi rideva. Anche chi oggi poi è venuto dentro Fli». Poi non risparmia giudizi: «Non esiste nessun terzo polo, noi siamo il centrodestra. Magari un centrodestra diverso rispetto a quello che immaginano altri ma abbiamo un patto da rispettare: questa legislatura deve arrivare a termine». Prende il microfono Mario Baldassari e dice subito: «Concordo totalmente con Roberto. Ci abbiamo messo quindici anni per fare un partito nuovo che desse risposte concrete alle imprese, ala necessità di riforme che ha il Paese». Bocchino è costretto a ribadire: «Sosterremo il governo sino all'ultimo giorno, vogliamo solo dire che un altro centrodestra è possibile». Tra il pubblico due si sgomitano: «Oh, se Fini fa davvero il partito la prima cosa che fanno sai qual è? Deferiscono ai probiviri Bocchino, Briguglio e Granata».

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