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Caccia ai nuovi conti segreti di Anemone

Diego Anemone

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L'avvocato del premier: «Berlusconi nella seconda lista Anemone? Sono gli stessi lavori a Palazzo Grazioli che erano indicati nella prima». Il presidente del Consiglio di Stato Pasquale De Lise, 73 anni: «Quei 250 mila euro sul mio conto? Li ho incassati dal professor Franco Gaetano Scoca che ha acquistato per la figlia Maria Chiara un mio immobile a Orbetello, in località Giannella». Sono le repliche agli ultimi sviluppi dell'inchiesta della Procura di Perugia sulla cricca degli appalti per i Grandi eventi. La novità investigativa più rivelante di questa fine estate salta fuori dal lavoro dei carabinieri del Ros e della Guardia di finanza del Nucleo tributario coordinati dai pm perugini Sergio Sottani e Alessia Traversi. È l'esistenza di un secondo «listino Anemone» emerso dall'esame dell'hard disk del personal computer sequestrato a Stefano Gazzani, il commercialista di Anemone indagato per riciclaggio. Una prima agenda è stata trovata a maggio nel computer del fratello dell'imprenditore, Daniele: 400 nomi tra politici, ministri, alti dirigenti, uomini degli apparati di sicurezza, che avevano beneficiato dei lavori delle ditte collegate ad Anemone. Ora ne è spuntata un'altra. E nell'elenco è menzionato anche «Berlusconi». I magistrati non escludono che possa trattarsi di Paolo Berlusconi, le cui aziende si occuparono dei lavori per il G8 alla Maddalena. «Come sempre - commenta l'avvocato del premier, Niccolò Ghedini - vengono pubblicate notizie, coperte da segreto di indagine e senza alcun riscontro al solo scopo di diffamare il presidente Berlusconi. La asseritamente nuova lista dei lavori eseguiti dalla ditta Anemone per quanto riguarda il premier non rappresenta alcun elemento di novità. Come già documentalmente comprovato con la precedente lista, si tratta di alcuni modesti lavori di manutenzione eseguiti dalla ditta Anemone: è quindi evidente - conclude Ghedini - che in questa lista non vi è altro se non la riproposizione dei lavori che nella prima erano indicati con la dicitura "Palazzo Grazioli"». Nella nuova lista Anemone figurerebbero un centinaio di nomi, molti dei quali già presenti in un precedente elenco riferito ai lavori del costruttore, come quello dell'ex ministro Claudio Scajola. Con accanto vie e lavori eseguiti, anche se solo in corrispondenza di pochi figurerebbero delle cifre. Il fatto però che l'elenco sia emerso dal computer del commercialista Gazzani porta gli inquirenti a ipotizzare l'esistenza di una contabilità parallela non ancora trovata. Aspetto sul quale si stanno concentrando gli accertamenti degli inquirenti. Il presidente del Consiglio di Stato Pasquale De Lise, in passato alla guida del Tar del Lazio, rientra nell'altro filone d'inchiesta. Nel luglio 2009 la Banca d'Italia segnala che sul suo conto corrente sono stati depositati 250 mila euro. Soldi che sarebbero stati versati dall'avvocato Franco Gaetano Scoca, professore di diritto amministrativo e titolare di un importante studio a Roma. Nei confronti di De Lise, comunque, non sono stati ancora formulati addebiti, in attesa che gli investigatori chiariscano il perché sia stato staccato quell'assegno circolare non trasferibile. Secondo lo stesso presidente del Consiglio di Stato, però, la vicenda è già chiara. «I 250 mila euro - dice - corrispondono ad uno degli assegni relativi alla vendita di una mia casa all'Argentario, per un valore di circa un milione di euro, in favore della figlia di Scoca, avvenuta con un atto notarile a fine giugno 2009.   È tutto agli atti - aggiunge De Lise affermando che andrà dai magistrati perugini - per chiarire la mia posizione» e sottolineando di sentirsi «indignato per questa campagna mediatica: prima di sbattere il mostro in prima pagina - domanda il magistrato - non vi era un dovere deontologico di informarsi su come stanno le cose?». Nell'inchiesta in corso nel capoluogo umbro non ci sono comunque al momento nuovi indagati. I pm Sottani e Tavernesi sono ancora in ferie, rientreranno al lavoro da domani, quando faranno il punto della situazione. In vista non sembrano esserci nuovi interrogatori perché i magistrati sono intenzionati ad aspettare prima i risultati dei nuovi accertamenti. Poi, in autunno, la procura perugina potrebbe cominciare a chiudere alcuni dei filoni d'inchiesta.  

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