Il Pdl deluso "vede" le elezioni
Il tanto atteso discorso di Gianfranco Fini a Mirabello finalmente c'è stato. E non è stato il discorso che il Pdl avrebbe voluto sentire. "Fini è stato deludente. Nessuna spiegazione convincente sulle vicende che lo riguardano; antiberlusconismo costante e quasi ossessivo; insulti e offese contro il Pdl e contro la stampa che a Fini non piace. Sempbra scritto da Di Pietro", commenta il portavoce del Pdl, Daniele Capezzone. "Con queste provocazioni", aggiunge Capezzone, "non si va lontano. Gli italiani potranno presto vedere se, dopo queste pessime parole, i parlamentari vicini a Fini avranno la lealtà di rispettare il mandato ricevuto dagli elettori, e se voteranno o no i provvedimenti del governo. Ma questi attacchi costanti contro Pdl, Governo e maggioranza", conclude il portavoce del Pdl, "non promettono nulla di buono, e confermano la deriva dei mesi passati". Per Francesco Giro, sottosegretario ai Beni e alle attività culturali, invece, le parole del presidente della Camera costringerà "da domani ad avere nella mano sinistra un palottoliere per pesare con esattezza la forza dei suoi gruppi parlamentari e nella mano destra il calendario per fissare la data delle prossime elezioni". "L'orizzonte è ben chiaro: voto anticipato - sintetizza Osvaldo Napoli, vice capogruppo del Pdl alla Camera - Il presidente della Camera ha rivendicato per sé il copyright del Pdl spingendosi a dire che senza di lui il partito non esiste più. Ha attaccato il governo su tutto il fronte: dalla politica economica a quella sociale alla politica estera. Mi sembrano del tutto ipocriti e farisaici i suoi riconoscimenti alle cose ben fatte dall'esecutivo visto che ha elencato soltanto le insufficienze e le inadeguatezze", dichiara Napoli. VITA DURA IN PARLAMENTO - Anche il leghista Castelli commenta il discusso intervento di Mirabello, criticando il fatto che il governo per Fini sarebbe troppo "schiacchiato" sulla Lega. "È una banalità, finiamola con questa storia. Noi non abbiamo fatto altro che portare avanti il programma. Oggi nasce un nuovo partito che si propone come facente parte dell'attuale maggioranza di governo. Vediamo se concretamente sarà compatibile con la Lega e il Pdl. Prevedo una dura vita in Parlamento", preannuncia Castelli. "Berlusconi prenda il coraggio a due mani e dica a Fini: vattene a casa", attacca Storace, leader de La Destra e fortemente critico con il presidente della Camera. "Parla di patto di legislatura, ma che vuol dire? Se stai nel Pdl - ritiene Storace - stai dicendo al tuo partito che sei tu quello che deve decidere mentre se fai un altro partito e non hai il coraggio di dirlo allora vuoi fare un governo di coalizione. Fini - conclude - ha fatto un comizio in politichese". "Dopo essere incautamente salito sul predellino, oggi Fini ha decretato la fine della pretesa di imporre in Italia il bipartitismo", afferma il segretario dell'Udc Lorenzo Cesa. "Dalle quote latte all'abolizione delle province, dal quoziente familiare alle liberalizzazioni, fino alla necessità di restituire agli elettori la scelta dei parlamentari - spiega Cesa - Fini ha detto cose che ripetiamo da anni. Peraltro il suo discorso archivia le ipotesi di elezioni anticipate, perchè ha confermato il patto di lealtà che lo lega con la maggioranza". APPOGGIO, NON LOGORAMENTO - "Mi auguro che quello che ha detto Fini sui cinque punti sia linea positiva di impegno e di appoggio in Parlamento e non una tattica di logoramento", dice Fabrizio Cicchitto, capogruppo Pdl alla Camera, che è intervenuto anche sul capitolo giustizia che "ha due questioni: superare l'uso politico perchè i magistrati fanno politica e Berlusconi non deve essere sottoposto al bombardamento di cui è vittima dal '94". Risponde alle frecciate sui "colonnelli", invece, il ministro della Difesa Ignazio La Russa, che dichiara: "Non sono i colonnelli che hanno cambiato generale ma è il nostro generale che ha cambiato bandiera". Dello stesso avviso Gasparri, capogruppo del Pdl al Senato: "Noi non abbiamo cambiato le nostre idee; Fini invece sì, ha fatto un frullatore tra Almirante e le bandiere di associazioni gay". "Fini parla di infami campagne di stampa ai suoi danni e di codice etico; ma risponda ai giornali che gli fanno domande su dei beni che appartengono a una storia e ad una comunità che rispettiamo - attacca Gasparri - La gente giudicherà l'incoerenza delle sue affermazioni ridicole". UDC: SI È CHIUSA UNA FASE - E' positivo il commento di Pier Ferdinando Casini all'intervento di Gianfranco Fini a Mirabello. Per il leader centrista Silvio Berlusconi dovrebbe prendere atto che una fase si è chiusa. Premesso che "l'errore di Fini fu di salire sul predellino" e di aderire al progetto del Pdl che nulla sarebbe stato se non una "Forza Italia allargata", oggi Fini ha svolto "un'analisi condivisibile. Quando ha chiesto il quoziente famigliare, una legge elettorale che restituisca la scelta agli elettori. E poi il passaggio sulle quote latte, sul federalismo equilibrato" e il fatto di aver posto la questione, in politica estera dopo la visita di Gheddafi, di "un'idea di mortificazione della politica estera". E' poi "importante che abbia confermato il patto di lealtà al centrodestra che mette al riparo da ogni ipotesi avventata di elezioni anticipate". Ora, conclude, "Berlusconia assuma da questa vicenda l'impegno di andare in Parlamento e di capire che una fase si è chiusa e che il Paese ha bisogno di una fase di responsabilità: nell'opposizione non sono tutti 'sfascisti' e la situazione italiana è drammatica". L'OPPOSIZIONE ATTACCA - Le parole del presidente della Camera non lasciano indifferente neanche l'opposizione. "No, caro Fini, non puoi giocare a fare il furbo", fa sapere il leader Idv, Antonio Di Pietro. "O fai l'opposizione o stai al governo. Questo è un discorso uguale a quello che faccio io", dunque "devi fare una scelta. O sei coerente o se ci stai dentro sei complice", dice l'ex pm. Piero Fassino del Pd, invece, ha chiesto al premier Silvio Berlusconi di presentarsi alle Camere per verificare la sua maggioranza, dopo il discorso di Gianfranco Fini. "Chiediamo che non si faccia finta di niente. Nulla è più come prima", ha sottolineato, "vengano in parlamento e si verifichi se hanno una maggioranza. Se non c'è si apra crisi di governo". "Il problema è che il paese non può subire tracheggiamenti", commenta Pier Luigi Bersani, segretario del Pd - "Non va bene il gioco del cerino, ci sono problemi seri di cui la politica non riesce a parlare".