Tutti a casa di Giorgia
Il Colosseo ne sarà testimone e con lui anche quel piccolo pupazzo dorato pronto a scoccare frecce puntate al cuore del mondo della politica italiana. Che si tratti di destra o sinistra ai ragazzi di Atreju poco interessa perché la loro manifestazione «è si di parte, ma non di partito». A loro importa che quelle freccie scoccate dalla festa nazionale della Giovane Italia, colpiscano i problemi, infuochino gli animi e risveglino la fiducia degli italiani nella propria classe dirigente. Un obiettivo certamente ambizioso ma che ha trasformato la storica manifestazione dei giovani della destra italiana, ora diventata dei ragazzi del Pdl, nel primo vero e proprio appuntamento di confronto politico in Italia. Atreju così, per merito del ministro della Gioventù, Giorgia Meloni, presidente della Giovane Italia, e di tutto il suo staff, anche quest'anno, in occasione della dodicesima edizione, andrà oltre quelle che sono le appartenenze partitiche, oltre a quelle che sono le convinzioni di ciascuno, trasformandosi in un momento di confronto tra due mondi di solito contrapposti che nessuna festa estiva di partito è riuscita a mettere in campo. Missione fallita per esempio per il Pd. A leggere il programma infatti la festa Democratica di Torino in sedici giorni di manifestazione dal 28 agosto al 12 settembre, ha previsto solamente tre confronti politici con esponenti del centrodestra: il presidente del Senato, Renato Schifani avrà un faccia a faccia con Piero Fassino sul tema della legalità, il viceministro allo Sviluppo Economico Adolfo Urso (uomo vicino a Fini) si confronterà invece con Paolo Gentiloni sulla crisi e infine il senatore Pdl Giuseppe Pisanu (ultimamente critico sulla politica berlusconiana) parlerà di cattolici in politica con Giuseppe Fioroni. Ad Atreju invece la situazione è diametralmente opposta. E infatti, esclusa la Meloni, non solo parteciperanno quattordici ministri della Repubblica, non solo il discorso di apertura lo terrà il premier Silvio Berlusconi ma anche il centrosinistra sembra aver fatto a gara per poter parlare dal palco della festa dei giovani del Pdl. E così basta dare una scorsa al programma dell'evento per leggere, nero su bianco, i nomi di Enrico Letta, Rosy Bindi, Giuseppe Fioroni, Giovanni Battista Bachelet e Nichi Vendola che si confronterà con il ministro dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo, sul tema: «A che ora è la fine del mondo? L'energia del futuro, la difesa del presente». Ed è proprio la Meloni a commentare la grande partecipazione: «La festa nasce su identità forti che non temono confronti. Non dimentichiamo che Atreju è stata la prima festa che ha ospitato sul suo palco un segretario comunista come Fausto Bertinotti. È inutile chiuderci nel nostro recinto. La politica è contrapposizione e per averla serve un alto tasso di democraticità. Un principio del quale noi non abbiamo paura». Ma è dalla spiegazione dello slogan della festa che si capisce tutta la forza dei ragazzi della Giovane Italia: «Dritto al cuore di chi crede è la sfida che lanciano i giovani della destra - spiega la Meloni - Noi vogliamo colpire l'idea sbagliata che se un politico sbaglia sia l'istituzione "politica", la più bella forma di impegno civile, a farne le spese. Vorremmo che da questi cinque giorni vissuti a Via di San Gregorio all'ombra del Colosseo ritornasse la politica per amore e che emergesse l'immagine di una generazione consapevole che sa ancora sognare tenendo i piedi per terra e che non ha paura di confrontarsi nemmeno con Nichi Vendola, uomo diametralmente opposto a noi, ma che ha dimostrato di combattere e di vincere contro tutto e tutti». E così i giovani della Meloni sono riusciti a colpire dritto al cuore e a gettare le basi per tornare a parlare di politica a prescindere dal colore della casacca di ognuno.