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"Presto il nuovo ministro ma io non sono il vuoto"

Silvio Berlusconi

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Il messaggio - lanciato dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano con un velo di sarcasmo - è arrivata forte e chiara. La risposta di Silvio Berlusconi non si è fatta attendere: «La settimana prossima sottoporrò al Capo dello Stato il nome di un ministro dello Sviluppo economico», ha spiegato. Il premier ne ha approfittato per togliersi qualche sassolino dalla scarpa. Eccessive le pressioni sul dopo Scajola. Silvio ha sentito il dovere di chiarire a tutti un dettaglio, in realtà non proprio trascurabile: «Vedo che da più parti si chiede la nomina di un nuovo ministro per lo Sviluppo, sostenendo che sino ad ora ci sarebbe stato un vuoto in questa funzione. Mi permetto di garantire - ha precisato il Cav - che il mio "interim" non è stato un vuoto, ma un "pieno", un vero e proprio pieno di decisioni e provvedimenti e che il dicastero di via Vittorio Veneto è stato ed è nelle mani di una delle istituzioni più autorevoli del Paese, quella del presidente del Consiglio». Come dire: eh già, anche la Presidenza del Consiglio è un'istituzione, e farebbero meglio a ricordarlo coloro i quali dicono di combattere per difenderle sempre e comunque.   «Sono state assunte molteplici decisioni organizzative - continua il Cav - tutte tese all'efficacia e all'efficienza. Sono state tenute molteplici riunioni con i rappresentanti delle imprese, dei lavoratori, degli enti territoriali. Si è operato incessantemente a supporto di imprese, investimenti, innovazione, telecomunicazioni, nel settore dell'energia. Con una decisione e una concretezza mai viste prima, come credo, nella storia del ministero». Silvio rivendica il suo lavoro, insomma. Una nota di palazzo Chigi - con un lungo elenco di attività portate a termine dal dicastero di via Veneto - dimostra che il Cav non ha trascurato lo Sviluppo. Intanto è subito ripartito il toto-nomina. A fine luglio, il nome in pole position era quello dell'attuale vice-ministro. E anche oggi Sergio Romani rimane in cima alla lista dei papabili. Tra i più stretti collaboratori del presidente del Consiglio, regna la massima cautela. Sono in molti a credere che la decisione non dipenda solo dal Cavaliere, ma anche dall'atteggiamento del Quirinale. Nel centrodestra domina la convinzione che il nome del vice-ministro non sia gradito a Napolitano perché considerato troppo legato a Mediaset. Ma il premier ha nettamente smentito la dichiarazione del deputato Pdl Giorgio Stracquadanio - secondo il quale «ad oggi una proposta informale di nomina è stata rifiutata dal capo dello Stato» - con la precisazione che mai alcun nome, fino ad ora, è stato sottoposto al Capo dello Stato che quindi non ha mai respinto alcunché. L'incertezza rimane. Anche perché la partita sulla poltrona dello Sviluppo continua ad intrecciarsi con quella con i finiani. Il fatto che il premier abbia deciso di rinviare la decisione alla prossima settimana potrebbe essere un segnale di trattativa in attesa del discorso che domani Fini terrà a Mirabello. Non a caso circolano anche altri nomi. Come quello di Mario Baldassarri, senatore di Fli e presidente della commissione Finanze di palazzo Madama. Il diretto interessato sostiene di non aver ricevuto nessuna offerta dal Cav e i finiani rimangono scettici. La sensazione è che anche il nome del successore di Scajola si deciderà a Mirabello.  

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