E Urso guida la ribellione: non andremo dai probiviri
DaUrso a Bocchino, i «finiani» messi alle corde dal Pdl prendono le distanze, chi più platealmente chi in modo velato, dal «processo» al quale i tre colleghi di partito Italo Bocchino, Carmelo Briguglia e Fabio Granata sono chiamati a intervenire il prossimo 18 settembre. E provocano qualche reazione polemica tra gli esponenti del partito, che accusano: quando Fini era presidente di An guidava il partito con modi ben più autoritari. La vicenda del deferimento ai cosiddetti provibiri ha avuto una svolta ieri con le dichiarazioni del viceministro allo Sviluppo Economico, Adolfo Urso. Intercettato a Pescara, Urso è stato lapidario; «Nessuno dei cosiddetti imputati si presenterà perché noi non pensiamo che il Popolo delle libertà, il partito della libertà,si possa trasformare in un teatrino giudiziario che processa le idee». «Le idee - ha detto Urso - si confrontano, ci si ascolta reciprocamente. Fanno arricchire il dibattito. Sono il sale della democrazia. Il collegio dei probiviri è un organo vecchio di partiti ideologici che non appartengono più all'epoca moderna». Una posizione netta, quella del viceministro, che ha preso le difese dei tre fedelissimi di Fini. Le opinioni, anche critiche, nei confronti di uomini del partito, come quelle espresse da Bocchino e Granata su Denis Verdini, devono essere accettate. Anche se non piacciono. Più sfumata la posizione di Italo Bocchino, uno dei futuristi nell'occhio del ciclone, che ha provato a fare il pompiere. Per il capogruppo alla camera di Futuro e Libertà, infatti, la convocazione dei probiviri potrebbe risultare alla fine superflua. «Si tratta di un falso problema», ha detto Bocchino. «Sia che ci sarà un chiarimento - ha spiegato - una ricomposizione tra Fini e Berlusconi, sia invece che Fini venga giudicato incompatibile con il Pdl, la riunione dei probiviri non servirà». Ma se Bocchino ha provato a gettare acqua sul fuoco, ad alimentare la polemica ci ha pensato Osvaldo Napoli. Il vicepresidente dei deputati del Pdl ha replicato polemicamente a Urso, ricordando il passato molto poco democratico di Gianfranco Fini da leader di partito. «Concordo con l'amico Adolfo Urso: il collegio dei probiviri è un organo vecchio di partiti ideologici che non appartengono all'epoca moderna», ha detto con sarcasmo. «Infatti - ha spiegato - quando Gianfranco Fini era il presidente di Alleanza nazionale non ebbe mai bisogno di riunire quell'organismo perché era nelle sue mani il potere assoluto. Tanto è vero che in un pomeriggio sciolse gli organi di partito. E con un battito delle ciglia decise l'adesione di An nel Pdl. E in tutto questo non c'era neppure l'ombra del cesarismo». Insomma, ha concluso Napoli, «quando si dice il mondo alla rovescia».