Il patriota Bersani: L'Italia è una fogna
Era nell'aria. Le contestazioni a Marcello Dell'Utri, i fischi a Gianni Letta, la politica aveva bisogno di un «momento alto» che la riavvicinasse ai cittadini. Dopotutto si sa, le urla, le offese, i toni esasperati allontano gli elettori. Lo ha scritto anche Famiglia Cristiana: «Il Paese che si avvia a celebrare l'unità d'Italia è stufo di duelli, insulti e regolamenti di conti». Ci ha pensato il segretario del Pd Pier Luigi Bersani ad elevare il livello del dibattito politico e culturale. «Al di là delle denunce di un governo che si denuncia da solo - ha detto ieri inaugurando a Firenze la sede regionale e metropolitana del partito -, francamente, abbiamo visto in questo agosto terrificante come il secondo tempo del Berlusconismo possa far regredire la politica alla fogna. Questo è il rischio che abbiamo davanti: un deterioramento ulteriore della politica, del tessuto civile e del senso civico, della fiducia, della speranza mentre il Paese sta scivolando ed è da tempo che scivola». Ora uno può cogliere tutte le sfumature lessicali del caso, ma il concetto è chiaro: l'Italia è una fogna. Grazie a Berlusconi. Che detto dal leader del partito che critica le tesi «giustizialistiche ed estremistiche di Di Pietro» (commento del deputato Pd Giorgio Merlo agli attacchi a Pier Ferdinando Casini e Gianfranco Fini con cui l'ex pm, mercoledì, ha infiammato la festa Democratica nazionale di Torino ndr), non è un granché. Il Pdl, ovviamente, raccoglie la provocazione e la rinvia al mittente. «Bersani ha gettato la maschera - attacca il presidente della commissione Trasporti della Camera Mario Valducci -: definendo il berlusconismo fogna della politica ha dimostrato il disprezzo che ha della democrazia. Bersani dimentica che dalla sua discesa in campo Silvio Berlusconi ha innovato la politica consentendo agli italiani di poter indicare con chiarezza quali premier e quali programmi volessero. E ha diffuso un nuovo tipo di moralità: quella del fare. Tutti argomenti, evidentemente sconosciuti a Bersani». Secco il commento del capogruppo Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto: «La politica diventa una fogna quando c'è uno come Bersani che, essendo segretario del partito Democratico, parla in questo modo. Evidentemente al peggio non c'è mai limite». «Oggi è una giornata nera per la democrazia italiana - gli fa eco il portavoce del partito Daniele Capezzone -. Lo dico con dolore: quando Bersani si abbandona a un simile insulto ("fogna") contro il partito votato dalla maggioranza degli elettori, non offende tanto e solo noi, ma proprio gli italiani». Mentre per il vicepresidente della Camera Maurizio Lupi è «evidente» che «Bersani parla con cognizione di causa». «Infatti se c'è qualcuno che in questi anni ha trasformato la politica italiana in una fogna - aggiunge -, quella è proprio l'opposizione che, incapace di creare un'alternativa credibile al governo e a Silvio Berlusconi, si è affidata a insulti e volgarità. Ma i risultati elettorali degli dimostrano chiaramente quanto gli italiani siano schifati da questo modello di politica». E sul tema interviene anche il ministro dei Beni culturali e coordinatore del Pdl Sandro Bondi: «Se un uomo politico come Bersani giunge ad esprimersi con tali sorprendenti parole vuol dire che il Pd ha cessato di esistere politicamente e ha scelto di sopravvivere nell'unico contenitore dell'odio rappresentato dalla galassia di ciò che sopravvive di quella nobile idea della sinistra in cui anch'io ho militato». Ad onor del vero bisogna sottolineare che non è la prima volta che il segretario si «lascia andare» (ormai celebre il modo poco cavalleresco con cui rifilò un «rompicoglioni» al ministro Mariastella Gelmini), ma l'impressione e che l'opposizione, spaventata da una possibile riappacificazione tra Berlusconi e Fini, stia cercando di tenere alta la tensione. Di certo c'è che quando il segretario democratico pensa alla «fogna» ha ben in mente il presidente della Camera. Lo testimonia quello che succede un po' più a Nord dove Massimo D'Alema, intervenendo alla festa nazionale del Pd a Torino, denuncia «l'uso squadristico dell'informazione» contro Fini e bolla come «antidemocratico» chi, come il premier e Umberto Bossi, si oppone a qualsiasi ipotesi di governi tecnici in caso di crisi. La strategia è chiara. In un clima da pre-campagna elettorale, non si possono regalare colpi all'avversario. Perché come insegna la saggezza popolare: chi picchia per primo, picchia due volte.