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Gelmini smaschera i precari preventivi

Il ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini

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{{IMG_SX}}Una conferenza stampa di inizio anno scolastico che brucia i tempi. Il ministro Mariastella Gelmini scende in trincea con l'elmetto in testa prima del solito. Normalmente un paio di giorni prima del via manda le letterine di incoraggiamento agli alunni. Questa volta no! A Palazzo Chigi, ieri mattina, ha sciorinato i numeri che già conosciamo, ha descritto la sua riforma della scuola superiore che prenderà l'avvio proprio quest'anno, ha insistito molto sugli sforzi che il governo attua tutti i giorni per far quadrare i conti. «Non venitemi a parlare di risorse che mancano: siamo in un momento di crisi. Non fatemi paragoni con gli altri Paesi che non hanno accumulato i debiti che abbiamo noi. L'esecutivo sta pagando le colpe di chi l'ha preceduto». La Gelmini ha difeso il governo, prima di tutto. Il presidio dei precari a Montecitorio, quei professori senza ruolo ma comunque presenti, da decenni, che con lo spettro di non vedersi rinnovato il contratto annuale hanno deciso di fare lo sciopero della fame volevano sfidarla «a tu per tu». Un incontro diretto. Lei non s'è fatta intimidire. «Con i precari ho sempre parlato, a Siracusa come a Roma, ma non ho intenzione di farmi trascinare in polemiche inutili» ha precisato invece Gelmini.   «C'è chi strumentalizza il disagio. Con chi sta facendo lo sciopero non parlo ora perchè stiamo perfezionando degli accordi». E così lei che voleva parlare della riforma delle superiori ha finito per dedicare gran parte del suo intervento alla questione degli insegnanti precari. Che promettono battaglia e minacciano di trascinare tutti gli altri in una mobilitazione generale. Insomma il solito casino d'inizio anno scolastico. Mariastella Gelmini non ci è andata tenera, non ci sta a farsi mettere sul banco degli imputati. «Sono dispiaciuta - ha detto - nel vedere che tanti giovani hanno solo un posto in graduatoria, ma voglio evitare una spettacolarizzazione del disagio. Di precari ne incontro tanti, sento tante storie dolorose, ma non mi piace la politica-spettacolo. Il primo compito che abbiamo è quello di non creare ulteriore precariato e perciò bisogna riferirsi a una pianta organica del fabbisogno». Anche perché bisogna fare i distinguo. Ci sono precari e precari. Molti protestano e non sanno se hanno motivo di farlo. Una protesta preventiva che puzza di strumentalizzazione.   «Stiamo ancora perfezionando gli accordi» dice. E ha aggiunto: «Protestano senza ancora essere stati esclusi. Una protesta legittima ma non motivata. Non si tratta di persone che sono state licenziate, presumono di non avere un posto di lavoro, ma il ministero non ha ancora completato le operazioni. Vedremo quanti precari risponderanno positivamente agli accordi regionali, se poi preferiscono l'indennità di disoccupazione....». E già! Perché c'è anche quest'eventualità. Che il precario rifiuti il posto assegnatogli perché lontano da casa propria o per altri motivi e preferisca rimanere disoccupato. «L'anno scorso abbiamo messo a disposizione posti che alcuni precari hanno rifiutato preferendo prendere l'indennità di disoccupazione». Il Governo non «è onnipotente, ma tutti i margini di intervento possibili - ha insistito - li sta utilizzando. E se questo venisse detto con chiarezza, le tensioni potrebbero affievolirsi nell'interesse di tutti e di un buon avvio dell'anno scolastico». Del resto il governo s'è messo d'accordo con i sindacati («moderati, quelli moderati» precisa il ministro) per combattere il precariato - dal cosiddetto decreto salva-precari agli accordi con le Regioni: stiamo o non stiamo parlando di circa 229.000 docenti? Non sono mica bruscolini. Tra l'altro «un'eredità delle politiche del passato».   E poi basta con la favola del governo dei tagli. Anche perché «è un dovere morale quello di liberare risorse sulla qualita». Intanto, dice, sono stati recuperati 10.000 nuovi posti di lavoro per gli insegnanti e 6.500 per gli Ata (le immissioni in ruolo accordate da Tremonti); e poi aggiunge «i 42.000 tagli del 2009-2010, per effetto di 32.000 pensionamenti, sono in realtà stati 10.000 e che nel 2010-2011 l'effetto pensionamenti (23.000) li ridurrà a meno di 3.000 i tagli effettivi». Tutti dati che il ministro aveva già a suo tempo divulgato. Ma che in troppi si ostinano a ignorare.

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