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Tutti i paperoni di Fini

Gianfranco Fini

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{{IMG_SX}}Gli advisor non mancano, i cervelloni di Fare Futuro sono al lavoro da un pezzo. Idem per i consulenti legali, quelli ce li mette la «feldmarescialla» Giulia Bongiorno. Ma chi finanzia l'Opa lanciata da Gianfranco Fini sul Popolo della libertà? Tradotto: far nascere un nuovo partito costa, chi ci mette i soldi? Alla vigilia di Mirabello i broker della politica hanno cominciato a scommettere. A caccia di indizi e di sponsor sono andati a spulciarsi il sito internet della fondazione finiana, www.ffwebmagazine.it: sulla homepage a sinistra spunta l'Eni, controllata al 30% dal ministero dell'Economia. Niente di strano, il colosso energetico fa pubblicità anche su altri siti e l'amministratore delegato, Paolo Scaroni, è un uomo al di sopra di ogni sospetto. Sotto l'Eni compare anche Veolia Environnement (nel cui cda siede lo stesso Scaroni), multinazionale francese con attività in quattro mercati, approvvigionamento idrico e gestione delle acque, gestione dei rifiuti, dell'energia e dei servizi di trasporto. Restando fra i colossi energetici, a illuminare il futuro di Fini potrebbe arrivare anche Terna, controllata da Enel e guidata Flavio Cattaneo, l'ex direttore generale Rai da sempre considerato in quota An pur avendo come fidanzata la rossissima Sabrina Ferilli. Essendo una fondazione, l'elenco dei donatori del pensatoio di Farefuturo non è pubblico. Le poltrone in Consiglio sono state però scovate dal quotidiano Italia Oggi qualche mese fa: Emilio Cremona, presidente del gruppo metallurgico Focrem e di Assofond, la federazione delle fonderie, Giancarlo Ongis presidente e ad del colosso Metal Group Spa, e Rosario Cancila, imprenditore di origine siciliana trapiantato a Bologna che è anche azionista di «Immobiliare agricola lo Schioppo», società che per soci ha Pietro e Dario Urso, figli di Adolfo. Sempre ramo costruzioni ci sono, come amici di Farefuturo, Michele Mazzucconi della Mazzucconi Spa (fonderie), Sergio Vittadello della Intercantieri Vittadello (Lavori stradali, dighe, acquedotti etc), Simon Pietro Salini della Salini Costruttori, Luca Parnasi del gruppo Parsitalia, ed Elia Federici di Ares 2002. Tra gli sponsor andrebbero inoltre contati banchieri come Giovanni Antonini, presidente della Banca Popolare di Spoleto, imprenditori televisivi come Gaetano Rebecchini, della famiglia che controlla la tv laziale Super 3, imprenditori della moda come Massimo Berloni e del vino come Jacopo Biondi Santi, erede degli inventori del Brunello. Alla corte di Fini siedono anche il sociologo Sabino Acquaviva, l'avvocato Nicolò Amato, la presentatrice Rita Dalla Chiesa e la cantante Cecilia Gasdia. Pronti magari a lasciare un obolo in caso di bisogno. Partendo nel 2007 da un patrimonio di 2 milioni di euro, 930 mila dei quali versati da un comitato, la stessa fondazione finiana ogni anno assorbe circa 800 mila euro. E tra i promotori, c'è chi continua a versare ogni anno fino a 20 mila euro. Gianfranco dovrà quindi far fruttare le sue relazioni e rivolgersi ad amici assai più generosi. Mentre i più maligni piazzano qualche fiche anche sul Luca Cordero di Montezemolo se all'ultimo decidesse di non esporsi direttamente, le puntate più grosse sono quelle su Rupert Murdoch. Il tycoon australiano, lo Squalo concorrente di Silvio, ha avuto modo di approfondire la conoscenza di Fini quando a giugno era stata annunciata la nascita di Babel TV, canale satellitare dedicato agli immigrati. In quell'occasione il presidente della Camera aveva ricevuto nel suo ufficio il figlio dello Squalo, James, e Tom Mockridge rispettivamente presidente e amministratore delegato di Sky Italia. Davanti ai principali competitor della Rai e di Mediaset, mister Fini era stato pure assistito dal responsabile cultura delle sue truppe nonché vicepresidente della commissione Trasporti e comunicazione, Luca Barbareschi. Del resto il canale della tv di Montecitorio trasmette proprio sulla piattaforma di Sky. «Ai nostri ospiti abbiamo assicurato tutto il supporto possibile, ci siamo ripromessi di avviare un percorso di scambio fattivo, che ci consentirà di lavorare per il Paese e per il suo sviluppo culturale e sociale», suggellò profeticamente a giugno il prode Barbareschi. Big a parte, non va poi sottovalutato il sottobosco di imprese medio grandi portate in dote dall'attuale sottosegretario allo Sviluppo economico, Adolfo Urso. Un'agenda fitta di contatti arricchita durante le numerose missioni all'estero insieme a schiere di pmi vocate all'internazionalizzazione. Senza dimenticare la galassia di imprenditori campani vicini a Italo Bocchino. L'elenco completo di chi potrebbe finanziare l'Opa di Fini sul Pdl c'è già. Ed è sul tavolo del Cavaliere che per tempo ha provveduto a farsi consegnare la black list di imprenditori che contribuiscono alla fondazione Farefuturo. Una richiesta consegnata ai suoi più fedeli collaboratori, da non diffondere, per ora. Meglio lavorare ai fianchi gli indecisi spiegando loro che aiutare chi rema contro il presidente del Consiglio, e dunque contro il governo, può essere controproducente.

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