Il Cavaliere riparte dalla giustizia
A pochi giorni da quello che in molti definiscono uno «snodo decisivo» per il futuro della maggioranza (il discorso di Gianfranco Fini domenica a Mirabello ndr), il premier focalizza la propria attenzione sulla giustizia. E la tensione con i finiani torna a salire. Anche perché la discussione ruota tutta attorno al processo breve. Il Cavaliere, non è un segreto, considera il provvedimento sulla «durata certa dei processi», condizione necessaria per poter proseguire l'azione dell'esecutivo. Non a caso lo ha inserito nei cinque punti su cui chiederà la fiducia alle Camere e non a caso ne ha discusso ieri a Palazzo Grazioli in un vertice convocato ad hoc. Presenti il ministro della Giustizia Angelino Alfano, l'avvocato Niccolò Ghedini e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta, cui si sono aggiunti il ministro dell'Economia Giulio Tremonti e quello degli Esteri Franco Frattini che avrebbe consegnato al premier la bozza di una lettera da inviare ai colleghi europei per spiegare le ragioni che rendono necessaria l'approvazione del testo. Non è chiaro se Berlusconi invierà o meno la missiva, di certo si sa che il Cavaliere pensa che l'opposizione finiana al provvedimento sia un modo per acquisire consensi tra i magistrati e, anche per questo, avrebbe chiesto ai suoi di lavorare per modificare il ddl approvato dal Senato, ma senza snaturarlo come accaduto con le intercettazioni. A far discutere è soprattutto la cosiddetta «norma transitoria». «Con questa norma transitoria - attacca il "falco" finiano Fabio Granata - noi non voteremo il provvedimento. Il problema del processo breve è infatti legato alla scrittura dell'attuale testo che attraverso la norma transitoria introduce un'amnistia, neanche tanto mascherata, che di fatto porta alla prescrizione di moltissimi procedimenti». E da Mirabello Enzo Raisi rincara la dose: «Il processo breve non è affatto il problema principale della giustizia. Come fai a chiedere agli italiani il processo breve per il penale quando per il civile devi aspettare anche 15 anni?». Ma nel Pdl si resta convinti che quella degli uomini vicini al presidente della Camera sia solo un'operazione di facciata e che, alla fine, il testo verrà votato. Anche perché una scelta diversa porterebbe alla caduta del governo e alle urne. E così, in mezzo alle polemiche, c'è chi prova ad abbassare i toni. «Il testo sul processo breve era finito su un binario morto al Senato per le perplessità circa il danno arrecato ad un numero elevato di procedimenti pendenti - spiega all'Ansa il presidente dei deputati di Fli Italo Bocchino -. Aspettiamo che il governo ci illustri come sciogliere questi nodi». E Gaetano Quagliariello, vicepresidente dei senatori del Pdl, tende la mano: «Conoscendo il processo Mills e quello Mediatrade io penso che questo sarebbe un vulnus che sconteremmo per decenni. So che gli amici di Futuro e Libertà condividono questo punto di vista, e allora ci devono dire cosa, se non il processo breve, si può fare». L'opposizione, invece, resta sulle barricate. Il leader dell'Api Francesco Rutelli, che sabato ospiterà Fini alla festa del suo partito, ha già annunciato che voterà contro il provvedimento. Per Antonio di Pietro (Idv) «la condotta tenuta sul processo breve sarà la cartina di tornasole del comportamento di tutti: della maggioranza, dell'opposizione e della finta o neo-opposizione interna al centrodestra. Se si cede di un millimetro e si consente a Berlusconi di ottenere l'impunità vuole dire che si intende continuare a essere complici con questo comportamento criminale». Mentre il segretario del Pd Pier Luigi Bersani dribbla le domande su un possibile accordo tra finiani e il Cavaliere e attacca: «Credo che la questione sia la norma transitoria, tutto il resto è un tema che può essere discusso sulla base di una riflessione sul sistema giustizia. Ma se siamo arrivati fino a questo punto credo che la norma transitoria sia il tema del contendere e credo che rimuoverla per Berlusconi sarà sempre più difficile». E al coro di critiche si unisce, nell'editoriale del numero in edicola oggi, anche Famiglia Cristiana: l'Italia è la «Cenerentola d'Europa per la famiglia» e intanto è «alle prese con false priorità ed emergenze, come il cosiddetto "processo breve"».