Cena con Gheddafi tra politica e affari
I vescovi: "La visita è un boomerang"
One man show. Muammar Gheddafi, al suo secondo giorno in Italia, sa di essere al centro della scena e dà il meglio di sé. Per il rais, si sa, esagerare è lecito quando si hanno obiettivi ambiziosi. Così, dopo la lezione sul Corano fatta due giorni fa a cinquecento hostess e la conversione all'Islam di tre di esse, ieri il Colonnello ha replicato. Stavolta le «alunne» erano «solo» duecento, ma il messaggio che Gheddafi ha affidato loro è di quelli che non ti aspetti: «La donna è più rispettata in Libia che in Occidente e negli Usa», ha spiegato facendo riferimento ad alcuni mestieri pesanti «come quello del tranviere o del minatore» che nel Paese nordafricano, a differenza che da noi, sono preclusi al gentil sesso perché non consoni al fisico femminile. Poi una nuova stoccata in nome del suo sogno più grande, quello di creare una «Europa islamizzata». L'Islam «è l'ultima religione: se bisogna credere in una sola fede, deve essere quella di Maometto», ha sostenuto, non senza provocazione. Ieri intanto, a ventiquattro ore dal suo arrivo, è stata finalmente montata - nel giardino della blindatissima residenza dell'ambasciatore libico a Roma - la tenda che accompagna il Colonnello in tutti i suoi viaggi. Giusto in tempo per ospitare l'incontro tra il rais e Silvio Berlusconi. Nel corso del colloquio si sarebbe parlato di politica internazionale con una attenzione particolare al processo di pace in Medio Oriente e all'Africa. L'«eccellente stato dei rapporti bilaterali» avrebbe anche reso possibile una rinnovata attenzione e disponibilità della Libia per la penetrazione delle aziende italiane nel Paese africano a partire da importanti commesse. Tra gli obiettivi ci sarebbero la fornitura di un sistema satellitare di controllo delle frontiere terrestri libiche (forse fornito dalla «Selex sistem» di Finmeccanica, come «spera» il presidente e amministratore delegato Pierfrancesco Guarguaglini) e nuovi contratti in vari settori, a partire da quello delle infrastrutture e dell'energia. Al termine del faccia a faccia, Gheddafi e Berlusconi a bordo di una mini-car elettrica, hanno lasciato la tenda per raggiungere la vicina Accademia di Libia. Per il Colonnello, in abito tradizionale color biscotto su pantaloni bianchi e vistosi occhiali da sole, centinaia di flash, tra applausi e contestazioni. I due leader hanno poi inaugurato, scoprendo una targa e tagliando un nastro verde, la sede romana dell'Accademia libica in Italia e visitato una mostra fotografica sulla storia delle relazioni tra i due Paesi. Al tramonto, nel momento esatto in cui il sole romano è sparito all'orizzonte, le guardie libiche in servizio davanti alla residenza dell'ambasciatore di Tripoli, hanno improvvisato un «picnic» davanti al cancello, rompendo il digiuno previsto dal Ramadan. Nel frattempo Gheddafi e il premier si sono diretti alla caserma «Salvo d'Acquisto» dove hanno assistito allo spettacolo dei trenta cavalli berberi e al famosissimo Carosello dei nostri carabinieri. Al termine dell'esibizione, anche per il Colonnello è arrivato il momento dell'Iftar, il pasto che mette fine al Ramadan. Al ricevimento, offerto dal presidente del Consiglio, erano presenti più di ottocento persone. Gheddafi ha ringraziato Berlusconi, lo ha definito «coraggioso» e ha aggiunto: «L'Italia merita un seggio permanente all'Onu». Poi si è soffermato sul rapporto tra il nostro Paese e la Libia: «Abbiamo rimarginato una ferita». Gheddafi ha ricordato infatti i «campi di concentramento degli italiani in Libia» e ha invitato tutti «a voltare pagina e a far guarire quella ferita. Dobbiamo lenire una fase drammatica della nostra vita». Chiaro anche Berlusconi: «Il trattato di amicizia italo-libico porterà dei vantaggi per tutti e chi non lo capisce e in questi giorni si sono sentite delle critiche, appartiene al passato ed è prigioniero di schemi superati. Ora noi vogliamo guardare avanti».