Le libiche considerate regine guerriere Identità e femminismo dei Paesi arabi
Decisamente diverse dalle occidentali. Le donne libiche sui marciapiedi battuti dal sole nei Paesi a ridosso del deserto, frusciano veloci e mute, misteriose e affascinanti. Sotto gli abiti arabi colorati o sotto il classico «rdé», il barracano bianco, le forme del corpo sono celate, intravedi le caviglie tatuate con l'hennè, la bellezza non è ostentata e forse per questo si accentua il mistero, il distacco, la leggerezza. Le giovani donne di città anche se indossano gli abiti occidentali, mai troppo attillati, o i jeans, hanno il capo coperto da un velo o un foulard. Le donne libiche non si piegano sulle gambe per raccogliere qualcosa mostrando il fondoschiena a chi sta vicino perché è un atteggiamento offensivo, non si baciano per strada con il fidanzato né si siedono sulle sue gambe in pubblico perché sono atteggiamenti considerati alla stregua di un atto sessuale. Lo Stato garantisce libertà ed uguaglianza ma nel rispetto di norme e tradizioni culturali. In Libia le donne studiano, diventano insegnanti e infermiere, segretarie e dottoresse (soprattutto ginecologhe e pediatre). Molte vanno a studiare all'estero, soprattutto a Londra, come la stessa figlia di Gheddafi. Molto prima che in Italia, le ragazze libiche hanno potuto scegliere l'esercito per diventare le guardie del corpo di «Al Qaid» che non si muove mai, dentro e fuori la Libia, senza di loro. E questo perché in origine le donne libiche sono donne amazzoni, cape-tribù e regine guerriere. Dall'antica storia del Sahara fino ai tempi più recenti dell'epopea berbera, tra le figure femminili più carismatiche e con valenza storica ci sono la mitica antenata dei Tuareg, la regina Tin Hinan e la guerriera Kahina, una delle maggiori oppositrici all'invasione araba del Nord Africa. E se Tin Hinan, nell'universo romantico degli uomini blu, è sinonimo di autorità, nobiltà, cultura, civiltà avendo segnato l'inizio della storia per questo popolo originariamente nomade, nessun'altra leggenda nordafricana è stata trasformata, diffusa e raccontata come il mito di Kahina: la sua storia è stata il supporto ideologico per le battaglie contro il colonialismo, punto di riferimento per il nazionalismo nord africano, cardine per la rivendicazione dell'identità berbera e per il femminismo dei paesi arabi. Spirito bellico e verginità erano le doti delle antiche libiche, incarnate dalla figura mitologica delle amazzoni. Fierezza e verginità sono ancora oggi le caratteristiche femminili che l'uomo libico vuole nella donna che sceglierà per la vita. Nel suo famoso Libro Verde Gheddafi scrive, nel lungo capitolo sulla donna: «La donna è un essere umano, come l'uomo (...) è evidente che la donna e l'uomo sono uguali. La discriminazione fra uomo e donna è un atto d'ingiustizia flagrante e ingiustificabile». Poi prosegue per pagine descrivendo le diversità e le funzioni che uomo e donna hanno nella società, ambedue nobili e indispensabili alla razza umana.