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Pdl-Fli, tanto rumore per nulla

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Gianfranco Fini e Italo Bocchino

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Li hanno descritti come assenteisti, traditori e quaquaraquà. Hanno fatto in modo di deferirne tre ai probiviri e di togliere a cinque di loro gli incarichi di coordinatori del partito in altrettante province o regioni. Eppure la battaglia a base di botta e risposta tra berlusconiani e finiani rischia di lasciare sul campo molti feriti e nessun vincitore. In altre parole, né al Pdl conviene costringere i fedelissimi del presidente della Camera ad uscire dalla maggioranza, né si spiegherebbe un'ulteriore fuga dei parlamentari di Futuro e Libertà dal partito che loro stessi hanno contribuito a fondare. E basta dare uno sguardo ai numeri e alle statistiche dei lavori parlamentari a Montecitorio per capire che la convivenza sotto lo stesso tetto delle due anime del centrodestra è ancora possibile. Il primo indice che dovrebbe sottolineare al Pdl di non lasciarsi scappare la truppa dei finiani arriva proprio dalle loro presenze in Aula.   In parte ha ragione il deputato del Pdl Giancarlo Lehner quando dice che alcuni deputati di Fli sono «assenteisti» come la Bongiorno (32,29% la sua partecipazione al voto), Barbareschi (48,47%) o alla Siliquini (29,09%), ma bisognerebbe valutare cosa fanno gli altri 31 che, in realtà, sono tra i più presenti a Montecitorio. Infatti basta scorrere il lungo elenco dei 630 deputati per vedere come, tra i più stakanovisti, ci siamo ben 13 deputati di Fli che superano l'85% delle presenze in Aula, seguiti sa altri 7 che comunque hanno una media di presenze superiori alla media generale dei colleghi. Ed è proprio Catia Polidori, medaglia d'oro dei finiani per le presenze a Montecitorio (97,03%), a lanciare un appello agli incendiari che sperano ancora nella rottura definitiva tra il premier e l'ex leader di An: «La smettano di gettare benzina. Sono sicura che se Berlusconi e Fini si incontrassero da soli troverebbero un accordo facendo in modo che questo agosto dove si è scritto solo di gossip lasci il posto alla vera politica».   L'altro punto sul quale il Pdl dovrebbe prestare attenzione è che i finiani non sono solo presenti in Aula ma sono anche molto produttivi. Ancora una volta basta scorrere l'elenco delle attività parlamentari svolte per scoprire un dato interessante. Infatti, se al primo posto della classifica dei più propositivi c'è Maria Antonietta Farina Coscioni, deputata Radicale eletta nelle liste del Pd, nel centrodestra l'onore va certamente a Gabriella Carlucci che, da sola, riesce a tenere alta la bandiera del Pdl aggiudicandosi il 4° posto, ma sono i finiani a essere presenti in modo massiccio e infatti basta arrivare al 12° e al 13° e scoprire i nomi di Angela Napoli e Silvano Moffa. Ed è quest'ultimo, coordinatore dei gruppi parlamentari di Fli, a commentare il dato: «Non lo sapevo ma lo immaginavo. In termini di produzione legislativa e di presenze in Aula cerchiamo di essere bravi parlamentari. È un impegno che abbiamo preso con i nostri elettori. Sono queste le cose che il Pdl dovrebbe considerare: noi vogliamo che Fli sia un progetto che stimoli le riforme e dia la giusta scossa a un centrodestra che passi da una situazione di stallo ad una di accelerazione».   Ma non solo il Pdl ha da meditare, anche i finiani dovrebbero valutare meglio le loro mosse. E anche in questo caso sono i numeri a parlare. Infatti se da una parte il gruppo dei fedelissimi del presidente della Camera hanno più volte attaccato il Pdl denunciando l'impossibilità di dissentire sulle decisioni prese dal partito, dall'altra emerge che la percentuale di voti espressi dai finiani in contrasto con la linea scelta dal Pdl sono bassissime. Percentuali che per la maggior parte di loro si attestano attorno allo 0,5% (Bocchino, capogruppo Fli, addirittura 0,28%) che diventa il 2,86% per quello che i più ormai hanno battezzato essere il capo dei «ribelli»: Fabio Granata. «Si è vero. Sono quello che ha votato più volte in dissenso però se guardate bene sono solo 170 voti "ribelli" su 5943. L'ho fatto tutte quelle volte che ho votato secondo coscienza e, se devo essere sincero, il mio ex capogruppo Fabrizio Cicchitto, sapeva tutto in anticipo e non mi ha mai detto nulla. Il problema qui tra noi e i berlusconiani però è un altro: c'è una questione morale e soprattutto spero che Berlusconi e Fini si incontrino e parlino».   Messi quindi sul piatto della bilancia un po' di numeri e constatato che più finiani si augurano di vedere un confronto a "tu per tu" tra i due coofondatori del partito, ecco che ieri è stato il viceministro dello Sviluppo economico, Adolfo Urso, uno degli uomini più vicini al presidente della Camera, a tendere la mano ai colleghi del Pdl chiedendo «una Direzione nazionale, che ridiscuta il ruolo di Fini». A quel punto, assicura, «non solo non nascerebbe un nostro nuovo partito, ma rientrerebbe pure l'iniziativa dei gruppi parlamentari autonomi».   Una proposta alla quale ha risposto Cicchitto, ribadendo che «non si potrà vivere nel lungo periodo con due gruppi parlamentari nello stesso partito e che bisogna verificare se esistono le convergenze che consentano di tenere in piedi l'esecutivo». Convergenze che Moffa vorrebbe a tutti i costi trovare («Coloro che temono che i finiani vogliano votare la fiducia sui cinque punti programmatici elaborati del Pdl per poi logorare il Governo hanno paure infondate») e che anche il "ribelle" Granata vuole perseguire: «Su quei punti Fli voterà la fiducia al governo».  

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