Cav, calcio e politica Piano Ibra per vincere
Il segno più tangibile che Berlusconi è di nuovo "sul pezzo" viene, come sempre quando si tratta del Cav, dal calcio: il Milan ha comprato Zlatan Ibrahimovic dal Barcellona e potete star sicuri che questo "colpo" significa molto non solo per il mercato calcistico ma anche per quello politico. Nella storia del Cavaliere resta emblematica una data: 18 maggio 1994. Quel giorno il Milan guidato da Fabio Capello vince ad Atene la Coppa dei Campioni battendo per quattro a zero il Barcellona allenato da Johan Cruiff. Nella stessa giornata Berlusconi, uscito vincente dalle elezioni del 27/28 marzo, presenta il suo governo al Senato e ottiene la fiducia. Ricordo come fosse oggi le facce e le dichiarazioni dell'opposizione di fronte a quell'incrocio di eventi: una Waterloo per il centrosinistra, l'apoteosi per il Cavaliere. Sedici anni dopo, Berlusconi torna a investire in maniera massiccia sul suo giocattolo calcistico e se lo fa vuol dire che intende ribadire la sua vocazione di mangiatrofei nello sport e nella politica. Le due cose infatti nella figura del Cav sono inseparabili. Quando acquistò Ronaldinho e fece vestire la maglia rossonera a David Beckham aveva sempre in mente questo schema, ma lo fece in maniera disordinata. Andò a caccia prima di un fantasista (il brasiliano), poi di uno in grado di dare geometria alla squadra (l'inglese), ma in entrambi i casi mancava il disegno complessivo, segno che Berlusconi era distratto e forse appagato da un ciclo di governo lungo e quasi sempre senza degni avversari sul campo della politica. Quando invece Berlusconi si dedica al Milan facendo balenare il suo guizzo, mettendo sul piatto parecchi soldi e soprattutto una determinazione che non si vedeva da molto tempo, questo significa che è entrato in una fase in cui la strategia ha la predominanza su tutte le altre sfaccettature del suo funambolico carattere. In questo il presidente del Consiglio rappresenta un unicum. Moltissimi tycoon si sono cimentati nel calcio per poi provare a fare politica, ma a nessuno è mai riuscito il colpaccio del Cav. Vedo già accigliarsi i soloni di turno, i professoroni, quelli che si sentono incaricati di "dare la linea" al Paese e nel darla dimenticano quasi sempre i fatti. Soprattutto quando parlano e scrivono di Berlusconi. La tesi riduzionista vuole che Silvio abbia acquistato Ibrahimovic perché sente l'odore delle urne e dunque ha bisogno di un Milan pirotecnico per riaffermare la propria immagine di uomo vincente. Vero solo in parte, troppo poco per spiegare la prossima stagione del Cav. Il "piano Ibra" esiste, ma è più articolato e meno banale di quanto non lo si voglia far apparire. Berlusconi sta semplicemente lavorando ad allungare la sua avventura, anzi, sarebbe meglio dire che sta preparando il terreno alla successione di se stesso a se stesso. Mentre Bersani ripete come un disco rotto che "il governo non dura", nel mondo berlusconiano stanno accadendo cose che la sinistra fatica a metabolizzare, comprendere, elaborare e far proprie. Il rilancio del Milan, il doppio binario della trattativa aperta con i finiani e nello stesso tempo guardare anche l'opzione del voto anticipato, la riorganizzazione del partito su base territoriale in chiave movimentista, l'acquisto da parte di Mediaset di 36,5 milioni di euro del debito senior della controllata Endemol (segno di totale fiducia nel business dei contenuti televisivi), le acquisizioni in Spagna nel settore della tv in chiaro e in digitale, sono segni della vitalità della galassia berlusconiana. Chi pronostica il declino e il tramonto del Cavaliere non fa i conti con questo scenario e continua a non voler vedere che l'alternativa per ora non c'è. L'unico vero ordigno che ticchetta nelle stanze di Palazzo Chigi era e resta quello giudiziario. Un Cavaliere privato dello scudo da parte della Corte Costituzionale dovrà affrontare il giudizio sul caso Mills. Una condanna sarebbe una complicazione difficile da arginare senza aprire una crisi. Nessuno può permettersela, per questo Berlusconi può avere l'appoggio dei finiani sulle riforme della giustizia, il processo breve in particolare, a patto che trovi un modus vivendi con il presidente della Camera. I due si detestano, Fini è fiaccato dal caso/casa di Montecarlo, ma le urne non sembrano la soluzione auspicabile, soprattutto con uno scenario economico incerto, ribadito dal rallentamento dell'economia americana nel secondo quadrimestre dell'anno. Vedremo cosa succederà, non abbiamo la sfera di cristallo. Prende il via il campionato di calcio, narrazione sublime del potere italiano, fenomeno pop, passione collettiva. E Berlusconi si presenta con un guizzo sorprendente: è il fischio d'inizio per il "piano Ibra".