Gheddafi fa paura a Fli e alla sinistra
Muammar Gheddafi arriverà domani in Italia. Un nuovo «nemico» è servito. Il leader libico trascorrerà un paio di giorni a Roma per il secondo anniversario del Trattato di Amicizia tra Italia e Libia e gli attacchi non mancheranno. Le polemiche sul suo conto, sulle «amicizie pericolose» di Silvio Berlusconi all'estero, in realtà, hanno preceduto l'arrivo del dittatore di alcuni giorni. C'è la Lega che ha sbarrato la strada ai libici in Unicredit, l'Unità che ipotizza che il reale motivo d'incontro tra Gheddafi e Silvio Berlusconi siano rapporti d'affari per le tv libiche (ma Ghedini smentisce) e poi, casualità, ci sono i finiani che, dopo aver chiesto al premier di chiarire i suoi rapporti con il Colonnello hanno scritto una lettera agli ex compagni di partito: «Siete così convinti - scrive Federico Brusadelli lo scorso 24 agosto su Fare Futuro - cari pidiellini “moderati”, che la Rivoluzione liberale (quella che guardava alla signora Thatcher e al presidente Reagan con ammirazione e con invidia) possa avere il volto di Vladimir Putin, e possa davvero consumarsi sotto il tendone di Gheddafi?» Ai pidiellini moderati «l'ardua» sentenza. Il «tendone di Gheddafi», intanto, ci sarà. Questa volta Muammar dovrà rinunciare a piantarlo nel bel mezzo di Villa Pamphili, come avvenne nel giugno del 2009 e si dovrà accontentare della residenza dell'ambasciatore Abdulhafed Gaddur, al riparo da occhi indiscreti. Dopo aver stupito, nelle visite precedenti, con le famose «amazzoni», la sua guardia privata tutta al femminile le duecento ragazze ribattezzate «gheddafine», cui ha dato lezioni di Corano sotto la sua tenda, Gheddafi stavolta propone un nuovo colpo di scena. Da Tripoli, con un volo speciale, arriveranno anche trenta cavalli arabi, berberi purosangue, che sfileranno per i festeggiamenti del trattato. Il primo settembre, in realtà, ricade anche l'anniversario della rivoluzione, guidata da Muammar, che il primo settembre 1969 portò alla caduta della monarchia del re Idris. I festeggiamenti sono anche per questo. Serviva qualcosa di speciale. Gli animali hanno già messo in allarme i carabinieri che li prenderanno in consegna, preoccupati per «l'alto rango» dei quadrupedi e per il loro particolare regime alimentare, che sembra essere molto diverso da quello dei cavalli europei. «In Germania - spiega il colonnello Ferace - questi animali vogliono il fieno bagnato, in Libia non so». Il programma della visita romana di Gheddafi resta oscuro fino a lunedì, celato sotto la generica dicitura «privato». Chissà se il Colonnello si concederà qualche passeggiata turistica per la Capitale - come ha già fatto in passato - facendo impazzire la sua scorta mentre lui, con tanto di assaggiatore al seguito, si gustava la cucina italiana nei lussuosissimi ristoranti del centro di Roma. Il primo appuntamento ufficiale è fissato per lunedì alle 17, quando Muammar presenzierà all'accademia libica, assieme al premier Berlusconi, a un convegno sui rapporti tra l'Italia e il Paese nordafricano e a una mostra fotografica che rappresenta la storia della Libia dagli anni precedenti l'invasione italiana fino alla firma del Trattato di Amicizia. I due leader si trasferiranno poi alla caserma dei Carabinieri «Salvo d'Acquisto», dove in serata avranno inizio i festeggiamenti veri e propri. Prima dello spettacolo equestre in programma, il presidente del Consiglio offrirà al leader libico l'iftar, il pasto di fine digiuno del mese di Ramadan, il cui menu è al momento top secret. Dopo la cena Berlusconi e Gheddafi assisteranno all'esibizione dei tranta purosangue berberi, che eseguiranno una coreografia spettacolare preceduta dal Carosello dei Carabinieri con le sue storiche figure e la fanfara. All'Idv, intanto, la cosa non va giù e annuncia la sua contestazione: «Una visita vergognosa e inopportuna quella del "beduino" libico, ma ancor di più la incontenibile simpatia del baciamano Berlusconi verso il dittatore reo di crimini e violazioni dei diritti umani», attacca Stafano Pedica che teme «incontri di affari» tra Berlusconi e «chi viola la legge». Un nuovo «nemico» è pronto. La sinistra si prepara all'attacco: «Sellate i ronzini!»