"Le foto di famiglia volute dalla Tulliani"
Umberto Brindani di lavoro fa il direttore di un settimanale per le famiglie. Martedì ha però scoperto, leggendo l’agenzia Ansa, di essere diventato un paparazzo, uno sciacallo o uno di quei giornalisti che – secondo il Travaglio-pensiero – massacrano i personaggi pubblici, li sbattono in prima pagina con tutti i parenti, bambini compresi. L'agenzia riportava infatti la richiesta di sequestro presentata dai legali dei Tulliani delle foto del battesimo della piccola Martina, primogenita di Elisabetta e di Gianfranco Fini. Foto apparse su Oggi, il settimanale appunto diretto da Brindani, e riprese anche da altri quotidiani. Ebbene, secondo l'avvocato Michele Giordano, «tale pubblicazione e la loro riproposizione costituiscono illecito». Direttore si è già fatto vivo qualcuno per prendere le foto incriminate? «Nessuno. Anche perché né a me né alla Rizzoli è ancora arrivata una lettera degli avvocati con la richiesta del sequestro. La notizia l'abbiamo letta sulle agenzie di stampa. E poi le foto sono digitali, la proprietà è del fotografo e non del fotografato». Ci racconta come è nato il servizio del battesimo della piccola Martina? «I fatti risalgono alla fine di maggio di quest'anno, mi sembra fosse il 24 o il 25. La famiglia Tulliani-Fini aveva programmato il battesimo e qualche settimana prima ci venne proposto di fare in esclusiva un reportage con la possibilità di pubblicare alcuni scatti della cerimonia ed eventualmente un servizio scritto a corredo». La contattò Elisabetta Tulliani? «No, non ho mai parlato né con lei né tantomeno non Fini. Venne tutto fatto attraverso l'avvocato, lo stesso Giordano che martedì ha chiesto il sequestro. Il legale pose anche alcune condizioni: il fotografo non avrebbe dovuto disturbare la cerimonia con flash o luci particolari, le foto insomma dovevano essere finto-rubate, e gli scatti avrebbero dovuto essere visti e approvati dalla signora Tulliani. Condizioni più che normali e poi il servizio era un'opportunità, quindi accettai. Gli mandai pure un fotografo molto bravo che aveva già fatto delle copertine per altri settimanali patinati e che si presentò da solo per non disturbare. Inviai anche una giornalista per seguire la cerimonia e scrivere poi il pezzo da pubblicare sotto il reportage». Quanti erano gli invitati? «Circa una trentina e di volti noti mi ricordo solo quelli di Bocchino e Ronchi. Le foto vennero fatte comunque da lontano, solo al rinfresco che si tenne al Casino Aurora Pallavicini ci chiesero di fare dei posati». Ma il reportage a Elisabetta non piacque. Ricevette una sua telefonata? «No. Anche in quel caso a contattarmi fu l'avvocato. Mi disse che la signora Tulliani era rimasta profondamente insoddisfatta del servizio e che negava l'autorizzazione a pubblicare il materiale. Questo servizio non era certo uno scoop quindi ho pagato il lavoro al fotografo ma non ho fatto uscire niente. Ora che ci penso mentre aspettavo che le foto fossero approvate successe anche una cosa strana: mi telefonò un sedicente collaboratore di Giordano, molto arrogante, criticando pesantemente il lavoro che avevamo fatto. Parlandone in seguito lo stesso Giordano mi disse di non saperne nulla. Ecco, ho sempre avuto il forte sospetto che quello sconosciuto al telefono fosse Giancarlo Tulliani». Ma perché le foto non erano piaciute? «Non mi venne spiegato. Eppure, ricordo, c'erano almeno una dozzina di scatti ampiamente pubblicabili. Tanto che, su consiglio dell'avvocato, regalammo alla signora Tulliani un album di battesimo per ricordo, con una scelta delle immagini migliori. Le definì impresentabili». Questo succedeva a maggio. Poi a fine luglio è scoppiato il caso dell'appartamento di Montecarlo. «Sono andato a riprendere il materiale e ho inizialmente pubblicato un servizio interno con lo scatto che immortala Gianfranco Fini in piedi con la mano appoggiata sulla spalla del cognato Giancarlo Tulliani, seduto. Uno scatto preparatorio fra un posato e l'altro. Poi, una settimana dopo, Oggi è uscito con in copertina la famosa foto di famiglia». E sono cominciati i guai. «Con la vicenda di Montecarlo la foto è diventata una notizia. E l'ho pubblicata. Insisto: il diritto di cronaca a mio avviso prevale sul diritto alla privacy. Sempre che di privacy si possa parlare per una storia che non è mai stata così pubblica. Non si trattava di foto offensive e non ho niente contro Fini, anzi. Ma faccio il giornalista». Lo dica a Travaglio. «Va fatta una distinzione fra l'accanimento dei paparazzi di cui ha scritto Travaglio e la foto di Oggi. Non esiste alcun accanimento. Su quella foto si sono fra l'altro esibiti molti quotidiani e siti on-line, arrovellandosi sull' espressione di Fini, sulla disposizione dei parenti o sui dettagli della location. Questo succede perché nessuno dei protagonisti di questa vicenda parla. Chi fa questo mestiere è quindi costretto ad arrangiarsi, anche scandagliando una fotografia». A proposito di dettagli, ma la ragazza bionda che compare nella foto di famiglia accanto al padre di Elisabetta è la stessa dell'autolavaggio accanto alla Ferrari? «La ragazza del battesimo era la fidanzata di Giancarlo Tulliani. Questo è certo. Se sia la stessa dell'autolavaggio non so, certo le somiglia molto».