Ora Di Pietro rivuole il governo tecnico
Lui lo vorrebbe, ma anche no. Lo preferirebbe a tempo, anche se forse sarebbe meglio andare subito al voto. Per Antonio Di Pietro il governo tecnico o di transizione è una sorta di dilemma cosmico. Certi giorni sembra essere la soluzione naturale a tutti i problemi del Paese. Altri una iattura da evitare con ogni mezzo. Una settimana è disposto ad allearsi con chiunque pur di cacciare il «dittatore» Berlusconi, un'altra respinge le coalizioni. Ieri era il giorno del Tonino possibilista. «Come Italia dei Valori - ha spiegato l'ex pm in un'intervista per Articolo 21 - , proprio perché non vogliamo essere accusati di sfascismo, abbiamo anche affermato di essere d'accordo ad un governo tecnico ad una condizione. Se ne faccia garante il Capo dello Stato con un mandato al candidato premier istituzionale che abbia due limiti: di tempo e di competenza. 90 giorni per una nuova legge elettorale». A dire il vero, andando indietro nel tempo, si scopre che il leader dell'Idv aveva già lanciato un'idea simile lo scorso 25 luglio: «È necessaria la creazione di una temporanea coalizione istituzionale della legalità. Questa dovrà avere il compito di cambiare la legge elettorale, di risolvere il conflitto d'interessi e di riportare il Paese alle urne al più presto, in modo che i cittadini possano scegliere la loro classe dirigente». Il 5 agosto aveva già cambiato idea: «Dobbiamo al più presto andare alle elezioni per liberarci del sistema piduista con cui siamo stati governati e non dobbiamo avere paura altrimenti abbiamo già perso». E ancora: «Sento un sacco di persone fare i conti senza l'oste. Per fare qualsiasi legge ci vuole una maggioranza parlamentare e Berlusconi da piduista quale è non è scemo e non permetterà mai che si formi una maggioranza parlamentare che cambi le regole del gioco». Insomma cambiare la legge elettorale è una pia illusione. Tanto che due giorni dopo, il 7 agosto, è ancora più duro: «Bersani? Sogna e s'illude che possa realizzarsi un Comitato di liberazione nazionale dentro il Parlamento. Ma non si realizzerà mai. Sta solo perdendo tempo correndo appresso alla luna. C'è chi ritiene, come noi e altri, che si debba andare al voto al più presto. E chi vuole passare per un governo tecnico che faccia alcune riforme. Allo stato non ci sono le condizioni per una maggioranza che riesca a realizzare queste leggi. Mi preparo per votare al più presto, perché Berlusconi non permetterà a Fini di costruire un polo alternativo a lui stesso. Si voterà in Primavera». Ma l'ennesima giravolta è dietro l'angolo. Siamo al 12 agosto è l'idea di un governo tecnico torna a stuzzicare l'ex pm. «Bisogna mandare a casa Berlusconi e la sua claque - spiega -. Per questo, la priorità rimane il voto. Tuttavia, visto che da più parti vi è la richiesta di un governo tecnico ribadisco che l'Italia dei Valori è pronta a valutare l'ipotesi purché si tratti di un esecutivo garantito dal Capo dello Stato. Un esecutivo a scadenza prefissata che serva a fare una nuova legge elettorale e una normativa che garantisca il pluralismo dell'informazione». Pensate sia finita così? Neanche per sogno. Diciotto agosto: «C'è un solo modo di vincere l'avversario: affrontarlo e sconfiggerlo. Io vorrei affrontarlo con una nuova legge elettorale e con una legge sul pluralismo dell'informazione, così come vorrei la luna nel pozzo... Ma non credo che in questa legislatura con queste persone si possa fare una legge del genere. Allora voglio affrontare il premier e il modello piduista di governo che si fa le leggi ad uso e consumo proprio per evitare che lo faccia ancora». Forse a questo punto Di Pietro farebbe bene ad ispirarsi ad un famoso aforisma dello scrittore francese Paul Léautaud: «Perché esprimere le nostre opinioni? Domani le avremo cambiate».