E Tulliani "imbarazza" il Principato
Non si può certo parlare di incidente diplomatico, ma il caso Tulliani sta mettendo in imbarazzo la comunità italiana a Montecarlo. Ma anche i monegaschi che non si stanno interessando alla vicenda ma non amano la pubblicità. «Quando sarà finita questa storia quel ragazzo qui in Riviera ci verrà solo in vacanza, il rinnovo della residenza se lo scorda», scommettono alcuni dei consulenti immobiliari ed esperti fiscali che abbiamo contattato in questi giorni rivolgendo loro le domande che avremmo voluto fare al cognato di Fini e che invece sono rimaste ancora senza risposta. A mal digerire il clamore creato attorno all'affitto dell'appartamento di Palais Milton sono soprattutto i nostri connazionali che hanno scelto la Rocca per vivere e lavorare. Stufi dei giornalisti che per troppi giorni con telecamere e taccuini hanno fatto domande su quel giovanotto del piano rialzato di boulevard Princesse Charlotte. Una vera colonia di professionisti, imprenditori, commercianti e uomini d'affari: nel 2001 ci fu addirittura lo storico sorpasso all'anagrafe: l'ultimo censimento della popolazione rivelò infatti che gli italiani residenti erano, per la prima volta dalla fondazione del Principato, più numerosi dei monegaschi. L'invasione dei nuovi inquilini dei Grimaldi ha fatto dimenticare anche la grande paura del 2000, quando il fisco italiano aveva deciso di smantellare le residenze di comodo nel Principato ed erano state passate al setaccio le fatture inviate in Italia. A quell'epoca ci fu davvero un nomento di panico, perché le fatture monegasche non venivano più riconosciute, poi tutto è rientrato nella normalità. Sul sito Internet dell'Ambasciata d'Italia a Monaco si legge che l'allentamento della tutela francese su Monaco, seguita all'accordo franco-monegasco del marzo 2005, ha contribuito a normalizzare e ad ampliare le relazioni internazionali del Principato. Si è dunque «aperto per Monaco un nuovo spazio di manovra in materia di adesione alle organizzazioni internazionali e, più in generale, nella gestione dei rapporti con Paesi terzi». Viene infine aggiunto che «tali conseguenze costituiscono una nuova opportunità per l'Italia, di gran lunga il Paese più importante – specie sotto l'aspetto economico – per Monaco, insieme alla Francia». Tanto che il 2 gennaio del 2006 il Consolato Generale d'Italia è stato elevato ad Ambasciata. La strategia dettata dal principe Alberto, del resto è chiara: Montecarlo non può essere il Paese di ricchi pensionati in cerca di sole e tranquillità né la patria dei capitali in fuga, ma deve trasformarsi in una «piazza d'affari» per l'Europa dove attività commerciali, terziario avanzato e piccola industria siano strategiche. Quindi ben vengano gli ereditieri, i campioni dello sport e i divi del cinema (fanno immagine), ma soprattutto porte aperte agli imprenditori seri. Soprattutto italiani. Il Principato non ha quindi bisogno di personaggi alla Tulliani, «faccendieri» li chiamano qui sulla rocca. Proprio adesso che in mezzo alla crisi è aumentata la stretta sulle residenze fittizie all'estero e lo scudo fiscale di Tremonti ha riacceso i riflettori sui paradisi fiscali. In una recente intervista al quotidiano locale, Nicematin, il presidente della Associazione monegasca delle attività finanziarie, Étienne Franzi ha parlato di un impatto netto dello scudo pari a 3,44 miliardi di euro. Ricordando anche che gli italiani oggi rappresentano fra il 40 e il 60% della clientela finanziaria di Monaco. In molti temono che l'affaire Tulliani faccia ripartire la caccia ai fantasmi». Come successe dopo il caso Pavarotti: ebbe guai con il fisco mentre aveva la residenza nel Principato, altri vip si sono spaventati e si sono spostati a Londra. Cam. Con.