Gasparri: Casini tornerà da noi
L'Udc a Bossi: traffica con le banche
{{IMG_SX}}«Non succederà né oggi né domani ma nella prospettiva è inevitabile che Casini torni nel centrodestra». Il capogruppo del Pdl al Senato, Maurizio Gasparri, non ha dubbi: «Il destino dei centristi non può essere che quello di tornare nella coalizione in cui sono sempre stati anche perché non dimentichiamo che l'alleanza tra Udc e Pdl raggiunta appena cinque mesi fa in Lazio, Calabria e Campania ha dimostrato che l'Udc quando si allea con il centrodestra prende più voti di quando si allea con il centrosinistra». Senatore Gasparri, quindi, per lei, all'orizzonte non c'è nessun sodalizio tra Udc e Pd? «Lo escluderei e le spiego perché è quasi impossibile che ciò accada. Le prime avvisaglie le abbiamo avute quando D'Alema volle sostenere alle primarie in Puglia un candidato dell'ex Margherita, Francesco Boccia, facendo presa anche sull'appoggio dell'Udc. Risultato? Un fallimento perché alla fine vinse Nichi Vendola, candidato espressione della sinistra più radicale. Contemporaneamente lo stesso D'Alema pensava che Casini potesse diventare una sorta di Prodi-bis ovvero un candidato scelto al centro per portare alla sinistra i voti dei moderati». Crede che Casini possa fare veramente il leader di una coalizione di centrosinistra? «Io penso proprio di no. Bersani non è in grado di proporglielo perché si rende conto che avrebbe un'emorragia di voti verso la sinistra di Vendola e verso quella di Di Pietro. Infine, l'ultima ipotesi sarebbe quella che Casini si abbassasse a fare il gregario della sinistra. Ma anche questa ipotesi, almeno a quanto dice Casini non è percorribile visto che lui ha detto di non voler fare alleanza con Di Pietro». Rimane però l'ipotesi del terzo polo? «Il terzo polo ha sempre perso. Nel 1994 il centro di Segni-Martinazzoli non conquistò nemmeno un seggio. Nel 2001 il polo Andreotti-D'Antoni non raggiunse il quorum. E anche Casini nel 2008 non ha fatto una bellissima figura». Potrebbe allearsi con Fini che, ad ora, i sondaggi danno al 5% dei voti. «Macché. Impossibile. Fini e Casini hanno idee diverse sia sulla famiglia sia sulla bioetica. E anche se succedesse, secondo lei Casini ha intenzione di fare il subalterno di Fini»? Quindi non rimarrebbe che il centrodestra però la Lega non sembra molto contenta. «Questo è l'ostacolo vero ma credo che, sui contenuti, una soluzione si possa trovare». Però Bossi non perde occasione per attaccare i centristi. «Questa è l'ottica della polemica giornaliera, il mio ragionamento è a lungo raggio. Cosa vuole che dica Bossi: lui parla alla sua gente e la sua gente vuole sentirsi dire queste cose». Crede che l'unica soluzione a questa crisi della maggioranza siano le elezioni? «Stiamo lavorando per tenere unita la maggioranza ma se alla fine vediamo che le cose non vanno, dobbiamo essere pronti anche a ricorrere alle urne». Se si dovesse andare alle elezioni accettereste nelle liste del Pdl anche i finiani? «Il problema non si porrà. Chi non sosterrà questa maggioranza costringendo il Paese al voto anticipato si chiamerà automaticamente fuori dalle liste del Pdl». Che cosa pensa del presidente Fini? «Deve chiarirsi le idee. Da troppo tempo ha preso le distanze da un progetto che lui stesso ha voluto. Ci sarebbe ancora spazio per il dialogo ma dovrebbe ribadire la sua convinta appartenenza al Pdl». Sta per iniziare la festa di Mirabello, la storica convention dell'Msi e di An. A chiuderla quest'anno sarà Fini. Prova un po' di malinconia? «Provo malinconia quando vedo tesi di sinistra urlate da uomini che erano di destra. Poi i luoghi e i posti possono anche cambiare». La sinistra intanto commemora Togliatti. È la strada giusta per recuperare consensi? «Il fallimento del Pd è sostanziale: lacerato e strattonato da Di Pietro e Vendola. Oggi il Pdl ha i suoi problemi ma il Pd è messo ben peggio e poi, se pensano di ripartire da Togliatti allora dovrebbero mettere in preventivo che accanto alla sua tomba tra poco costruiranno anche quella del Pd».