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Farefuturo scrive ai berlusconiani: con Bossi e Putin tradite idee liberali

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Gianfranco Fini e Silvio Berlusconi

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Ffwebmagazine (www.ffwebmagazine.it), periodico online della Fondazione Farefuturo, scrive una lettera aperta ai «berlusconiani moderati», ovvero i «non custodi del culto berlusconiano, non pasdaran, non addetti al massacro del dissidente». «Ve la ricordate - scrive Federico Brusadelli - la Rivoluzione liberale? Bei tempi». Ma adesso, prosegue la lettera, «siete così convinti, cari pidiellini 'moderatì, che la Rivoluzione liberale (quella che guardava alla signora Thatcher e al presidente Reagan con ammirazione e con invidia) possa avere il volto di Vladimir Putin, e possa davvero consumarsi sotto il tendone di Gheddafi? Davvero credete che la Rivoluzione liberale possa essere cantata da Vittorio Feltri e dal suo Giornale? Davvero pensate che la Rivoluzione liberale possa affidarsi alle mani di Cosentino e di Verdini? E possa rispecchiarsi nel senatore Quagliariello che grida assassino a Beppino Englaro e a chi ha mostrato solidarietà a un padre travolto da diciassette anni di dolore? Siete sicuri che la Rivoluzione liberale abbia poi tutto questo bisogno di chiamate alle armi, di incitamenti alla fedeltà al capo, di squadre della libertà e di autodafè contro i traditori? La Rivoluzione liberale è quella racchiusa nel documento del 29 luglio, con cui il Pdl espelle uno dei fondatori?». CAPITOLO LEGA E poi c'è il capitolo Lega: «Davvero pensate - incalza Ffwebmagazine - che la Rivoluzione liberale possa essere appaltata alla Lega Nord? A Umberto Bossi, Roberto Cota, Roberto Calderoli? Siete sicuri che la rivoluzione liberale sia fatta di medici e presidi spia, di respingimenti in mare, di conflitti con le Nazioni Unite, di schedature? E poi di culattoni! e di maiali al guinzaglio? Davvero volete che le vostre idee e i vostri progetti (ma anche, soprattutto, i vostri seggi, parliamoci chiaro....) si tingano di verde padano?». La risposta è secca: «No. Ci avete (ci abbiamo) provato, ci avete (ci abbiamo) creduto. La strada che doveva trasformare l'Italia è cambiata, passo dopo passo, sotto i nostri occhi. Si è snaturata. E da liberale è diventata populista (e leghista). Non c'è niente di male ad ammetterlo. E non c'è niente di male a provare a cambiare strada, per provare a ricominciare, per non tradire se stessi, quello in cui si è creduto. Ci sono nuovi percorsi possibili. Niente è sicuro nella vita. Ma conclude Brusadelli - vale la pena di provare, almeno. Un saluto e (speriamo) a presto».

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