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Fine delle illusioni Silvio: pronti al voto

Silvio Berlusconi

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Ora si fa sul serio. Basta con i «giochini» politici di possibili alleanze (con Casini) e sfibranti mediazioni (con i finiani). Berlusconi, dopo l'ultimatum di sabato e dopo aver ricevuto la replica, velenosa, di Italo Bocchino, ha capito che gli spazi per una ricomposizione sono ridotti al minimo. Così ha iniziato a muoversi concretamente in vista di elezioni a brevissimo termine. Liquidato il capitolo Fini – «non ho alcun messaggio da mandargli» – affidato al «buon senso» di tutti i protagonisti il destino della maggioranza, ieri ha mandato un audiomessaggio ai Promotori della Libertà – i Circoli di Michela Brambilla, la parte più operativa dei movimenti che si muovono attorno al Pdl – nel quale li ha invitati a cominciare a lavorare tra le gente per organizzare il voto. E a prepararsi alla campagna elettorale con un serie di manifestazioni per strada, con gazebo nei quali si dovrà spiegare quello che ha fatto il governo. «Dobbiamo riorganizzare sul territorio la presenza del Popolo della libertà – ha spiegato il premier – la nostra presenza e la presenza di tutte le nostre componenti più dinamiche, per realizzare appunto una presenza attiva e capillare in ciascuna delle 61 mila sezioni elettorali, in ciascuno dei 61mila dipartimenti elettorali in cui è ripartito il nostro Paese, e dobbiamo essere pronti a qualsiasi evenienza, come quella ad esempio di elezioni entro poco tempo». Berlusconi non ha ancora accantonato l'idea di andare avanti con questa maggioranza, ricucendo magari con l'ala più morbida dei dissidenti di Futuro e Libertà – anche se giudica «l'idea di costituire un gruppo autonomo in Parlamento un'iniziativa paradossale se si considera che sono stati tutti eletti sotto il simbolo del Pdl» – ma non vuole assolutamente arrivare a compromessi sui cinque punti del programma di governo. E in particolare non vuole neppure essere costretto a una trattativa snervante su alcuni provvedimenti, come ad esempio il processo breve. «È ovvio che qualora la coesione della maggioranza venisse meno anche su uno solo di questi 5 punti che sono parte integrante del programma di governo – spiega nel messaggio Berlusconi – non accetteremmo mai di farci logorare in un tirare a campare in discussioni continuative che erano tipiche di molti governi della prima repubblica, così come rifiuteremmo anche la prospettiva di dover negoziare al ribasso, direi, quell'azione riformatrice su cui noi ci siamo impegnati e su cui vogliamo essere assolutamente coerenti, mentre altri pensano di farne oggetto di un mercato politico che per noi è avvilente ed hanno l'obiettivo fin troppo scoperto di ribaltare il risultato del voto popolare». L'unica strada, se il dissidio non si ricomporrà, è solo quella delle elezioni anticipate. Al massimo entro dicembre. «Sarebbe un atto fortemente antidemocratico, addirittura offensivo della sovranità popolare – prosegue il premier – partecipare a dei nuovi giochi di palazzo per tentare di cambiare, di sovvertire il risultato elettorale e portare al governo chi le elezioni invece le ha perse, e questo credo che è qualcosa che non si può da parte nostra assolutamente accettare». L'attacco ai finiani, specialmente a Fini e ai tre che più lo attaccano – Briguglio, Bocchino e Granata – è frontale: «Nelle prossime settimane si vedrà la differenza tra chi, come noi, vuole fare le grandi riforme, e chi al contrario vuole soltanto perseguire obiettivi di potere e di carriera nell'esclusivo tornaconto della propria aziendina politica, anteponendo l'interesse particolare a quello generale». Dunque avanti con l'organizzazione dei movimenti sul territorio in attesa della fiducia in aula sui cinque punti del governo. E l'alleanza con Casini? «L'importante è che l'Italia abbia un governo e che il paese sia governato, tutto il resto ha poca importanza» ha risposto secco Berlusconi ieri passeggiando ad Arona sul Lago Maggiore.  

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