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E Lamorte contraddice Fini

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Donato Lamorte

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Si salvi chi può. Il gran casino di Montecarlo ha gettato nella confusione e nello smarrimento i peones finiani. Che ora, prima di parlare, non devono contare fino a dieci ma almeno fino a cento. Chi non ha contato abbastanza è stato Donato Lamorte, uomo chiave nella vicenda dell'appartamento monegasco ereditato da An, poi venduto a un trust caraibico e infine preso in affitto dal cognato del presidente della Camera. Il deputato di Futuro e Libertà, nonché numero due della tesoreria di via della Scrofa ai tempi della compravendita dell'appartamento di boulevard Princesse Charlotte, mercoledì è stato beccato al cellulare dalla brava giornalista di Libero, Roberta Catania, che è riuscita a strappargli una breve intervista sulla «versione di Giancarlo». Ovvero le indiscrezioni raccolte dal Corriere della Sera secondo cui Tulliani, a parenti ed amici, avrebbe spiegato che l'affitto di Montecarlo sarebbe una sorta di «pagamento» per l'intermediazione svolta per la vendita dell'immobile monegasco. Lamorte sostiene di non averle nemmeno lette perché si trova all'estero da dieci giorni e non riesce a trovare quotidiani italiani. Si fa leggere dalla giornalista il passaggio incriminato e poi non si sottrae alla domanda decisiva: «An, che lei sappia, ha usato il fratello di Elisabetta Tulliani come mediatore?». Non conta Donato, sbotta subito: «Assolutamente no, come faceva ad usarlo? Di quell'affare se ne occupò il senatore Pontone (l'ex tesoriere di An che si guarda bene dal tenere acceso il cellulare in questi giorni, ndr)». E ancora: «Gli fu fatta un'offerta da chi voleva comprare l'immobile e Francesco ha concluso la compravendita». Improbabile, sostiene il deputato, anche che Tulliani possa avere fatto da intermediario nei passaggi successivi. O tra le due società off shore: «Per carità, fantasie», ribatte a Libero. Fantasie, solo fantasie. Che peccato non aver contato fino a dieci, venti, trenta, come a nascondino. Perché con questa intervista l'ex An l'ha fatta grossa: ha candidamente smentito il suo capo. L'8 agosto, ma forse Lamorte stava partendo per l'estero e non se ne è accorto, Gianfranco Fini ha finalmente diffuso una lunga nota per tentare di spiegare nel dettaglio la vicenda della casa di Montecarlo. Otto chiarimenti messi nero su bianco, che a dire il vero hanno chiarito poco ma restano comunque agli atti come la prima difesa del presidente della Camera. Ebbene, vada a rileggerseli bene quegli otto punti il deputato Lamorte. E prenda nota per le interviste future, magari mettendoseli in tasca come si fa con i bigliettini durante le interrogazioni. Intanto, gli ricordiamo il chiarimento numero quattro: «Nel 2008 – scrive il capo – il Signor Giancarlo Tulliani mi disse che, in base alle sue relazioni e conoscenze del settore immobiliare a Montecarlo, una società era interessata ad acquistare l'appartamento, notoriamente abbandonato da anni». Tradotto: il cognato fece da intermediario. Chi dice bugie? Chi gioca a nascondino? L'onorevole Lamorte o il presidente Fini? Dieci, venti, trenta...tana libera tutti.

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