Oggi vertice Pdl, poi fiducia o voto

Giustizia, federalismo, fisco e Sud. Quattro punti per rilanciare l'azione del governo, per «ritrovare» la maggioranza perduta. O, se l'accordo non c'è, quattro possibili buoni motivi per andare a votare. Il vertice del Pdl che li discuterà è fissato per oggi. Le vacanze sono finite. I fedelissimi del premier si riuniranno alle 12.30 a palazzo Grazioli. A decidere, di fatto, le sorti della maggioranza saranno una quindicina di persone: oltre a Berlusconi e al sottosegretario Gianni Letta, ci saranno capigruppo e vice, i tre coordinatori, e - anche se non confermati - i ministri Alfano e Matteoli (in forse Frattini), il parlamentare e avvocato del premier Nicolò Ghedini e il sindaco di Roma Gianni Alemanno. «Dovranno uscire punti assai precisi e specificati», ha annunciato ieri Fabrizio Cicchitto. Su questi temi «Berlusconi presenterà una scelta in positivo», ha anticipato il capogruppo del partito alla Camera. Sono «cose - ha spiegato - che servono per andare incontro alle esigenze del Paese e per governare. Su questo dovremo confrontarci. Su questo siamo chiamati a scegliere». Poi, a settembre, il governo sottoporrà il rinnovato documento programmatico al giudizio delle Camere: sarà dettagliatissimo. Con inamovibili paletti di contenuto e tempi parlamentari già stabiliti. Nessun margine di trattativa - o al massimo spazi molto ridotti - per i «compagni» finiani. Come ama ribadire Cicchitto: «O fiducia o voto». Per Anna Maria Bernini, portavoce vicario del Pdl, le priorità all'ordine del giorno dell'incontro di oggi sono i «contenuti programmatici e l'organizzazione del partito». Anche se Osvaldo Napoli non esclude che «parte del discorso sarà anche la preparazione delle eventuali elezioni, senza volerle». Per il vice capogruppo alla Camera il Pdl non si concederà - e non concederà - alcuna pausa di riflessione. La tabella di marcia del partito per la ripresa dei lavori parlamentari prevede la costituzionalizzazione del lodo Alfano e l'approvazione del legittimo impedimento. La giustizia è uno dei nodi cruciali dello scontro con i finiani. In molti ritengono che i deputati e i senatori di Giustizia e Libertà a settembre «tradiranno» la causa berlusconiana proprio su questi temi. Anche se, Adolfo Urso, viceministro allo Sviluppo economico vicino a Fini, assicura il contrario. Alla maggioranza, spiega «serve un nuovo patto per ricucire lo strappo» e si sbilancia con il suo sì al lodo e al processo breve. Anche Italo Bocchino, «ribelle» tra i «ribelli», promette fedeltà: «Voteremo sempre con il governo, su tutti e quattro i punti preannunciati dal premier nel suo documento». Per l'opposizione quella di oggi «per quanto importante, sarà solo una riunione politica». L'invito del Pd è sempre lo stesso: «La maggioranza deve venire in Aula». Le accuse, pure: «I quattro punti salvifici a cui si appella la maggioranza sono altrettanti fallimenti del governo. Sono stantii. Rilanciare dopo due anni le stesse cose promesse in campagna elettorale, e che dovevano essere state già fatte, dimostra la debolezza di un esecutivo che cerca di tenere a galla una barca già affondata», sostiene Davide Zoggia. Per l'Idv «il vertice del Pdl sarà il primo passo verso la crisi», dal momento che «Berlusconi sa che non ha più una maggioranza salda in parlamento». Summit di rilancio dell'azione di governo o organizzazione del partito anche - non si sa mai - in funzione pre elettorale, il Pdl è di nuovo al lavoro.