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Granata: "E' un nostro diritto organizzare una forza autonoma"

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Onorevole Granata, il premier Berlusconi ha lanciato la «caccia» al finiano. Vi farete prendere? «Non credo ci sia la possibilità di recuperare qualcuno. Al di là della dialettica interna siamo molto coesi. Ci sono differenze di sensibilità, ma la coesione nasce dalla volontà di sostenere la persona e il disegno politico di Gianfranco Fini».  Vi sentite dei traditori, come dice il premier? «Si tradiscono gli elettori quando si tradiscono i valori per cui sei in politica e noi, su questo, siamo assolutamente coerenti. Non abbiamo tradito alcun mandato perché nessuno ci ha mai chiesto di restare indifferenti a vicende come quelle che riguardano Verdini e Cosentino. Nessun elettore perbene del centrodestra ci chiede questo». Lei si sente falco o colomba? «È come per Jessica Rabbit, diciamo che mi disegnano falco. Ma non lo sono per niente. Sono piuttosto consapevole che se ci si fosse fatti carico un po' tutti di alcune questioni, affrontandole sul nascere, non saremmo a questo punto. La battuta con cui, tra il serio e il faceto, lancio Fabrizio Cicchitto coordinatore unico, è un mio vecchio pallino. Servirebbe uno che capisce il linguaggio della politica e non solo quello del servilismo, peraltro non richiesto, nei confronti di Berlusconi». Non sarebbe il caso che Fini e Berlusconi si parlassero? «È ovvio che sarebbe il caso, ma io posso solo auspicarlo. Le polemiche sono talmente aspre che l'unica possibilità sarebbe questa. Peccato venga continuamente minata dall'azione del Giornale e dalle dichiarazioni di alcuni miei "colleghi falchi" del Pdl». Farete un vero e proprio partito a settembre? «Politicamente siamo fermi a ciò che il presidente della Camera ha detto nella sua conferenza stampa: siamo nel centrodestra e sosteniamo il governo sui punti del programma. È chiaro che le dinamiche che si sono messe in atto possono trasformare questo gruppo parlamentare in una forza politica vera e propria. Mi sembra abbastanza improbaile pensare, alla luce delle polemiche che non accennano a placarsi, di poter continuare, pur nell'ambito di un'alleanza, ad essere all'interno dello stesso contenitore politico. È nostro diritto, oltre che nostro dovere, pensare di organizzarci. Anche se adesso è un po' prematuro parlare di forma partito. Su questo sarà Fini, a Mirabello, a dare senso e direzione al progetto». Cosa vi aspettate dal vertice del Pdl?  «Quello di oggi è, appunto, un vertice del Pdl. Quindi noi non abbiamo cercato, né vogliamo, un'interlocuzione rispetto ad una piattaforma programmatica che, come è stato preannunciato, sarà poi portata in Parlamento. Ci auguriamo che i quattro punti che, come titoli di copertina, condividiamo completamente, corrispondano nei contenuti e siano condivisibili dalle tre forze parlamentari che compongono la maggioranza: la Lega, noi e il Pdl. Essendo un gruppo autonomo abbiamo il diritto di discutere contenuti che fanno parte di un patto su cui abbiamo chiesto il voto agli elettori. Quindi non c'è alcuna volontà di uscire dall'alveo di questa maggioranza. Bisogna capire se questa volontà è reciproca». Fini sbaglia a non chiarire la vicenda della casa a Montecarlo abitata dal cognato? Si tratta di un'operazione mediatica montata da Berlusconi per attaccare il presidente della Camera? «Sono certo che non sia ispirata da Berlusconi. Ma sono altrettanto certo che sia in atto un'operazione di dossieraggio e killeraggio. Fini ha chiarito in modo opportuno la vicenda della casa di Montecarlo e tutto quello che continua ad avvenire in termini di testimoni citati che poi ritrattano dimostra che si tratta di un enorme montatura». Fini può ancora essere il futuro leader del centrodestra o lo strappo con Berlusconi ha compromesso la possibilità di raccoglierne l'eredità? «Non credo siamo in monarchia quindi non si tratta di raccogliere l'eredità di qualcuno. Fini può essere un leader del centrodestra». Crede al tanto decantato Terzo Polo? «Se si andasse domani al voto, a sistema elettorale invariato e con una rottura radicale tra Fini e Berlusconi, abbiamo davanti due strade: o lavorare per essere presenti in Parlamento con una buona forza di opposizione oppure capire se c'è la possibilità di alleanze inedite. Ma questa è una scelta che dipenderà dallo scenario politico che ci troveremo davanti. Con il sistema elettorale vigente è chiaro che se non crei un sistema di alleanza non puoi nemmeno provare ad essere competitivo. Sono consapevole che sono alleanze, nel quadro attuale, del tutto innaturali. Non c'è bisogno che me lo ricordi la Sbai. Perché io, a differenza sua, il senso dell'anticomunismo ce l'ho nella militanza, non nelle parole». Ma se il governo dovesse cadere sarebbe meglio andare al voto o formare un governo di transizione? «Noi stiamo aspettando la ripresa per capire quali sono i margini per completare la legislatura. Se si arriva, perché altri vogliono arrivare, a una rottura traumatica, vedremo cosa succederà». Mi dice qualcosa di destra finiana? «L'Italia a chi la ama. Che vale sia per i cittadini che rispettano la legge e amano la Patria, sia per i bambini nati qui da genitori, regolarmente residenti, di altra etnia, ma che si sentono italiani. È un nuovo nazionalismo e credo sia molto di destra. Destra destra, che poi a mio avviso corrisponde alla destra finiana».

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