Caro Sechi, non condivido ma resto
Caro direttore, è la seconda volta che ti scrivo per rinunciare alla collaborazione a Il Tempo ed è la seconda volta che ritiro le dimissioni. La colpa o, se preferisci, il merito è esclusivamente tuo. Il mio scrupolo nasce dall’età veneranda e dalla storia: noi siamo ideologici e l’idea di scrivere per un giornale di «destra» ci crea tanti di quei problemi di coscienza, di coerenza, di serietà che alla fine tagliamo la corda per non collaborare col «nemico». Tu, che sei tanto più giovane di me, ricevi la seconda lettera di dimissioni nel giro di tre mesi e, invece di perdere la calma scegli una risposta che è anche una lezione per me: mi inviti a restare e mi suggerisci di scriverti, come sto facendo, una terza lettera per spiegarti, primo perché me ne volevo andare e, secondo, perché decido invece di continuare a lavorare per il tuo dannato giornale. Un po' è perché, nonostante tutto, sono stato sempre un tifoso del Tempo nonostante la sua collocazione politica, come ammiratore prima del genio di Renato Angiolillo, quindi come amico fraterno di Gianni Letta che, scovato da Renato come corrispondente da Avezzano, è diventato il salvatore del giornale e di Berlusconi. Ma se resto al Tempo è molto, moltissimo, per la limpidezza del tuo comportamento nei miei riguardi. Non dico chiunque ma il novantanove per cento dei direttori di giornale viventi si sarebbe offeso per la mia insolenza e per il giudizio catastrofico sulla gestione politica del Tempo. Tu, no. Tu per la seconda volta in tre mesi hai preso in mano il telefono e mi hai chiamato per difendere, con calma e amicizia, il tuo lavoro e quello dei tuoi redattori anche nel caso di Fini, offrendomi ospitalità per discutere insieme il problema e tornare a lavorare con te. Ora, io resto del parere che sei stato spietato con la terza carica dello Stato ma mi rendo conto che è il tuo stile, il tuo modo di fare il giornale, la passione con cui sei capace di scrivere tutti i giorni un editoriale per tutto il mese se ne vale la pena. E la tua reazione alle mie lettere mi entusiasma: così, se ti va di tenermi ancora, da martedì prossimo continuo a imperversare con i «Tempi supplementari». Anche per ricordarmi che l'ideologia è molto, ma i rapporti umani sono tutto.