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Bossi boccia il governo tecnico "Come l'anguria: rosso dentro"

Umberto Bossi con una fetta di cocomero (fotomontaggio de Il Tempo)

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Il coro che si alza dal profondo Nord è chiaro: «Nessun governo tecnico. Il Carroccio non lo permetterà perché sarebbe un disastro. Se la maggioranza dovesse entrare in crisi l'unica soluzione sono le elezioni». Un messaggio che non lascia spazio alla trattativa e che il leader della Lega Umberto Bossi ha lanciato durante l'ormai tradizionale comizio di Ferragosto a Ponte di Legno. Poche parole che, senza voler forzare la mano al presidente della Repubblica, spiegano la strategia del Senatùr. E così, appoggiando la linea che è anche del Pdl, Bossi ha ribadito la contrarietà a «manovre di palazzo» e, per essere sicuro che anche il più semplice dei suoi elettori capisse bene il rischio di un governo tecnico, si è lanciato in un simpatico siparietto con il ministro della Semplificazione Roberto Calderoli che gli faceva da spalla sul palco: «Cosa ne pensi dei governi tecnici?», aveva chiesto Bossi. «Tutto il male possibile - la risposta di Calderoli -, sono tecnici fuori ma politici dentro, e finché sono là grattano tutto il fondo del barile...». Ed è in questo momento che il leader della Lega, utilizzando l'immagine riservata un tempo ai Verdi, chiosa: «I governi tecnici sono come l'anguria: verde fuori ma rossa dentro...». Un ottimo assist per Calderoli che ha aggiunto: «L'anguria ha i semi che devi sputare, e noi continueremo a sputarli». Bossi, idealmente, torna a infilarsi la canottiera e a trasformarsi in quel capopopolo sicuro che i suoi fedelissimi lo seguirebbero ovunque. Loro sono la sua forza, il suo esercito sempre disponibile tanto da permettergli di poter mettere in guardia chiunque pensasse di mettergli i bastoni fra le ruote: «Milioni di persone scenderebbero in piazza se si ipotizzassero soluzioni diverse dal voto perché è il popolo che elegge i governi e i premier». E su Fini? Bossi non poteva sottrarsi a commentare le ripercussioni che lo scandalo Montecarlo potrebbero avere sulla politica e così, dopo che suo figlio Renzo lo aveva già definito «un compagno che volta le spalle», lui rincara la dose: «Quando Berlusconi parlava e lui gli è andato sotto con il dito dicendogli "mi butti fuori?", io per il mio carattere avrei detto sì. C'è un rispetto da mantenere e se lo rompi è difficile che un partito vada bene». Il leader della Lega dà poi un consiglio al presidente della Camera: «È chiaro che chi vince è Berlusconi perché ha i voti. Io farei un passo indietro». Bossi ha avuto anche parole di stima nei confronti di Napolitano: «Con il Presidente della Repubblica quando ho avuto bisogno ho trovato la quadra. Di lui io sono abbastanza contento». Infine la questione tra Nord e Sud con il conseguente varo definitivo del federalismo. È il ministro Calderoli ad annunciare di aver consegnato a Bossi gli ultimi due decreti attuativi. Per il federalismo è però necessaria una sponda anche a sinistra ed è per questo motivo che il leader del partito di Via Bellerio ha speso parole di stima per il sindaco di Torino Sergio Chiamparino e del coordinatore delle Regioni Vasco Errani.  

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