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Al cognato conviene spiegare

Giancarlo Tulliani lava la Ferrari 458 a Montecarlo

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Giancarlo è vivo e lotta insieme a noi. A noi che ogni giorno portiamo a galla le falle del “sistema Tulliani” ieri è arrivato un assist inatteso. Citiamo il Corriere della Sera secondo cui «nella famiglia Tulliani, in queste ore, circola una versione: Giancarlo, a parenti ed amici, avrebbe spiegato che l'affitto di Montecarlo sarebbe una sorta di "pagamento" per l'intermediazione svolta per la vendita dell'immobile monegasco». Versione credibile? «Chissà», aggiunge lo stesso Corriere sottolineando che «prima di metterla in giro ufficialmente, nello staff del presidente della Camera ci si muove con i piedi di piombo». Certo perché se l'indiscrezione raccolta dai cronisti di via Solferino fosse vera altro che assist, per il cognato di Fini sarebbe un drammatico autogol: qualcuno spieghi infatti al giovane Giancarlo che il provento non dichiarato (in questo caso l'intermediazione immobiliare) fa scattare automaticamente una procedura di accertamento. Tutto dipende dal momento in cui l'intraprendente cognatino ha percepito "il provento": se era già (effettivamente) residente a Montecarlo il fisco italiano può fare poco poiché le cosiddette attività occasionali va per cassa, non per competenza. Le regole cambiano nel Principato dove Giancarlo ha la residenza fiscale: l'attività economica deve essere autorizzata, si deve ottenere quindi una partita IVA, quindi in teoria le autorità monegasche potrebbero anche sanzionare Tulliani. Che invece di spararle grosse come un bambino pescato con le mani nella marmellata, farebbe meglio a uscire allo scoperto per chiarire tutta la vicenda. Nel grosso casino di Montecarlo, intanto, i conti continuano a non tornare. Come i prezzi da saldo a cui è stata vendita la casetta di boulevard Princesse Charlotte ai misteriosi soci della Printemps Ltd. Ne abbiamo scritto anche ieri facendo un confronto con i listini degli appartamenti venduti in altre mete esclusive, da Capri a Miami passando per Porto Cervo e anche Santo Domingo. Ma più ne scriviamo, più emergono nuove incongruenze con le regole del mercato immobiliare. Ad aiutarci sono esperti del settore che ormai si stanno appassionando alla dinasty dei Tulliani. Loro ci fanno notare, ad esempio, che i parametri di redditività annuale degli immobili a Montecarlo sono del 3 - 3,5% e circa del 5% rispettivamente per i comparti residenziale e commerciale (ovvero uffici, non i cosiddetti "fond de commerce"). Parametri calcolati rispetto al valore corrente, e quindi costantemente rivalutato, non al costo storico. Quindi, ci spiegano gli esperti, capitalizzando l'affitto presunto di Giancarlo Tulliani (la cifra riferita dal suo avvocato) di 1.500 euro al mese arriviamo a 18.000 euro l'anno al 3% ottenendo un valore di 600.000 euro. Certo, sempre scandalosamente basso rispetto ai prezzi di mercato, ma comunque il doppio del rogito (anzi i rogiti, considerando lo strano palleggio della casetta fra i trust caraibici). Ergo: non solo i trecentomila euro pagati ad An fanno ridere ma anche il canone citato dal legale di Tulliani non è assolutamente coerente con il mercato. Il canone ordinario per un immobile simile si attesta, infatti, ad almeno 3.000 euro al mese, persino tenendo conto di eventuali elementi penalizzanti come la posizione poco centrale, la mancanza di vista mare e gli infissi cigolanti. Resta, infine, il mistero del mancato esercizio della prelazione da parte dello Stato monegasco nei (doppi) sei mesi previsto per legge, considerato il prezzo fuori mercato. Nel Principato esiste infatti un'ordinanza, la numero 1016 del 4 novembre 1954 che dà seguito all'articolo 28 della legge 580 del 29 luglio 1953. Le norme dettano le modalità di esercizio del diritto di prelazione sull'acquisto di immobili da parte dei Grimaldi. In sostanza lo Stato riprende la proprietà del bene immobiliare ceduto versando all'acquirente il prezzo riportato nell'atto maggiorato del 10%. Di solito il diritto di prelazione viene esercitato per riprendere un immobile venduto a un prezzo molto basso oppure per motivi di politica sociale (farci un ufficio pubblico, darlo in uso a un funzionario, un anziano, un indigente) urbanistica (demolizione di una palazzina) o fiscale (tassa pagata sul rogito irrisoria). La “svista” del Principe Alberto in questa occasione ha quindi sorpreso i “mastini” del real estate in Costa Azzurra. Ma nel casino di Montecarlo il banco è saltato e non c'è da stupirsi più di niente.

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