"Per lui l'Udr era una banda di straccioni"
«Un grande democratico-cristiano che ha fatto la storia del nostro Paese. Un uomo politico che nella sua pungente sagacia si è comunque contraddistinto per il senso delle istituzioni». Rocco Buttiglione, presidente dell'Udc, ricorda così Francesco Cossiga. Presidente, che idea crede avesse Cossiga della Dc? «Lui riteneva che la Dc fosse legata ad una fase della vita italiana e vedeva, ancor prima che la Dc si sciogliesse, che quella fase era conclusa. Molte volte infatti, proprio sulla scia di questo ragionamento, mi raccontò di voler fondare una Dc meno italiana e più europea». Nel 1992 la Dc si dissolse e sei anni dopo Cossiga diede vita all'Udr. Era quello il partito meno italiano e più europeo che voleva? «Macché, nel 1998 non voleva fondare un partito ma pensava di mettere assieme una "banda di straccioni", come gli piaceva chiamarli, capaci di far saltare gli equilibri sbagliati della politica italiana e di mettere in movimento un processo riformatore. Cossiga aveva bisogno di una banda di teste calde disposte a tutto. Non gli servivano persone per costruire ma per "picconare" il sistema della seconda repubblica che per lui era nata male». L'appoggio al governo D'Alema fu quindi una picconata? «Chi lo sà, certo è che a Cossiga piaceva pensare a se stesso come quello che ripristinava in Italia una sorta di normalità in cui tutte le forze politiche, anche i comunisti, fossero legittimati ad andare al governo. In questo senso Cossiga non capiva che eravamo entrati in un periodo di faziosità politica più grande di quella che aveva segnato la prima repubblica». Che cosa rimarrà di Cossiga Democristiano? «Alla storia sarà affidato il coraggio con cui, a metà degli anni '70, difese la legalità ed evitò la guerra civile in Italia ma rimarrà anche il dramma umano per la morte di Moro» E del Cossiga presidente della Repubblica? «La forza di aver dichiarato aperta una crisi che ancora non si è risolta».