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Gli ex terroristi «Fu l'unico a capirci»

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.Prospero Gallinari (nella foto), l'uomo che tenne prigioniero Aldo Moro in via Montalcini e che a lungo venne indicato come colui che aveva sparato al presidente della Dc, definisce il presidente emerito «ex nemico» e spiega: «Debbo riconoscere che è stato tra i pochi politici, se non l'unico del Palazzo, ad essersi posto il problema di trovare una spiegazione politica, non complottistica o dietrologica, a quello che è accaduto in Italia negli anni Settanta. Non giustificava, né avrebbe potuto giustificare, la lotta armata, ma cercava di spiegarla e di spiegarsi. Per lui ho rispetto». «Mi dispiace tanto...». È quasi incredula Francesca Mambro nell'apprendere, al telefono, la notizia della scomparsa di Cossiga. Non sapeva ancora nulla della morte di colui che più volte si era espresso a favore della tesi innocentista - stessa idea su suo marito Valerio Fioravanti - nel processo sulla strage di Bologna, per la quale entrambi sono stati condannati in via definitiva. Ricorda il senatore a vita anche Valerio Morucci, l'ex brigatista rosso che telefonò ad un amico della famiglia Moro per annunciare che il corpo del presidente della Dc era nel bagagliaio di una Renault lasciata in via Caetani: «Un nemico certo, ma l'unico a riconoscerci la dignità di nemici politici della nazione e non come criminali senza scopo come la politica per necessità ci aveva etichettati». Cossiga era ministro dell'Interno quando le Br lanciarono il cosiddetto «attacco al cuore» dello Stato con l'agguato in via Fani. Morucci ricorda di averlo incontrato quattro anni fa: «Andai a trovarlo nel suo ufficio al Senato. Lo avevo cercato io. Parlammo a lungo. Tra nemici dopo una guerra si può parlare in maniera tranquilla di ciò che è stato, proprio perché la guerra è finita».

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