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Berlusconi si prepara all'ultimo duello con Fini

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L'obiettivo è di mettere a punto una manovra a tenaglia in grado di stringere nell'angolo i finiani. E se l'ipotesi che il presidente della Camera Gianfranco Fini si dimetta appare sempre più remota, è ancora tutta aperta la partita di riconquistare i transfughi dal Pdl. Come? Mettendoli con le spalle al muro, di fronte al bivio se far venire meno la maggioranza assumendosi la responsabilità di andare a elezioni anticipate, o tornare a sostenere il governo. Berlusconi, in Sardegna per il Ferragosto, sta lavorando al previsto vertice di venerdì prossimo a Roma per definire i punti programmatici su cui dovrà muoversi l'esecutivo, in accordo con una parte almeno dei finiani. «Ho lavorato molto e ho messo a punto tutto il programma che presenterò al gruppo» ha detto il premier incalzato dai giornalisti. Ai sostenitori che, anche ieri all'uscita del ristorante «Da Giovannino» a Porto Rotondo, lo hanno invitato a non mollare, il Premier continua invece a rispondere di stare sereni, «che ce la caveremo, riusciremo a portare avanti tutto». In previsione del vertice sono in corso contatti quotidiani con i big del partito ai quali il premier non fa che ribadire di tener duro, di non cedere di un passo il terreno ai finiani. E tra le telefonate quotidiane ci sono anche quelle con gli esponenti della Lega che stanno facendo una insistente azione di pressing per andare alla verifica elettorale.   Berlusconi continua a essere tentato dal ricorso alle urne e le parole del sito finiano Farefuturo che gli suggeriscono di temere le urne per l'esito inaspettato che avrebbero, suonano come una sorta di sfida. Ma se l'emotività gli suggerirebbe di far saltare il banco, la razionalità lo invita invece alla prudenza, o comunque a giocare di strategia. È per questo che nel vertice di venerdì metterà a punto con i big del partito un documento programmatico con singoli provvedimenti in modo da impegnare i finiani, da stanarli. Un programma che potrebbe prevedere il vaglio parlamentare per la verifica dei numeri a sostegno del governo, in assenza dei quali il Pdl si schiera apertamente, così come la Lega Nord, per un ricorso anticipato alle urne. La strategia alla quale Berlusconi sta lavorando in questi giorni punta a evitare che i finiani possano ricorrere all'escamotage di sostenere in linea di massima il documento programmatico e poi tenersi mani libere sui singoli provvedimenti. Il portavoce del Pdl, Daniele Capezzone, sottolinea: «Se sui 4-5 punti fondamentali del programma non si trova un accordo con i finiani, senza alcun retropensiero da parte loro, non ci sono alternative: andare alle urne. Senza governicchi o pasticcetti di Palazzo». Gli fa eco il ministro per l'Attuazione del programma, Gianfranco Rotondi: «Gli italiani sappiano che non è un agosto di crisi. Il governo è pronto a completare la legislatura e il programma presentato. Se ci saranno defezioni parlamentari, si tornerà al voto». Quanto ai punti programmatici, Capezzone spiega che «il primo è l'economia, dal momento che - sottolinea il portavoce - ma sta accadendo un piccolo miracolo di ripresa italiana: quest'anno cresceremo fra l'1,2 e l'1,5 e l'anno prossimo forse del 2%. Il secondo è la riforma della giustizia per tutti; il terzo il federalismo; il quarto il Mezzogiorno e il quinto, che poi è il primo, basta con la vecchia politica delle fibrillazioni. Basta con il virus della lite, che ha già ucciso il centrosinistra».  

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